PERSONAGGI UMBRI: GAIO MELISSO MECENATE

GAIO MELISSO MECENATE

Spoleto ha dato i natali al commediografo e poeta Gaio Melisso Mecenate intorno al I secolo a.C. Abbandonato dai genitori, crebbe come schiavo e come era uso con i servi, gli venne imposto un nome greco, Melisso, un nome latino Caio. I genitori adottivi lo educarono alle lettere e visto che era molto portato, venne portato a Roma da Gaio Cilnio Mecenate, del quale divenne amico e che lo rese schiavo liberto. Divenne un poeta e un commediografo comico, infatti a lui si deve l'invenzione del genere comico che lui definì "trabeata", terzo genere comico dopo la "palliata" di soggetto greco e la "togata" di genere romano. I nomi dei diversi generi erano dovuti alla tipo di veste indossata dagli attori: nella "trabeate" indossavano la trabea, un mantello corto con bordi di porpora, usata prevalentemente dai consoli, dai trionfatori e dai cavalieri, da ciò si è supposto che si trattasse di commedie satiriche verso i potenti, categorie agiate che Gaio Melisso aveva avuto modo di conoscere bene, vivendo in casa di Mecenate. Tale supposizione sarebbe confermata dal fatto che questo genere si contrapponeva alle "tarbernarie", dove invece si raccontano storie di taverna e quindi di gente del popolo. L'Imperatore Augusto lo nominò anche grammatico e bibliotecario a corte, con l'incarico di organizzare la biblioteca del Portico di Ottavia. Compose anche un libro di scherzi, "Iocorum" o "Ineptiarum libri" ma purtroppo le sue opere sono andate tutte perdute, non è escluso che Plinio abbia attinto da esse per alcuni dei suoi aneddoti riportati in alcuni libri della sua "Storia Naturale". Di lui resta il ricordo del suo nome nel teatro seicentesco che la città di Spoleto ha voluto intitolargli nel 1880.