ODIO IL PANETTONE di Stefania Bocchetta

25.12.2020

ODIO IL PANETTONE

Era il primo Natale col suo ragazzo e la famiglia di lui. Il pranzo era stato piacevole, gustoso e divertente, la compagnia simpatica e calorosa. Un pranzo natalizio ricco di portate, tradizionale dagli antipasti fino al dolce. Ed eccolo lì il simbolo dei dolci tipici natalizi: il panettone! Belle fette profumate, con uvetta e canditi, facevano bella mostra di sé sul vassoio da portata, al centro della tavola imbandita, tra coppe di spumante, torrone, cavallucci, ricciarelli, panforte e pandoro. Sembrava il Re della Festa assiso sul trono, circondato dai suoi sudditi! Per Emma non era così: non amava il panettone, anzi lo detestava proprio, perché le ricordava un brutto episodio della sua infanzia.

Avrà avuto 6 o7 anni quando, come ogni anno, i genitori avevano portato lei e la sorellina di 2 anni a far visita ai nonni, per le feste di Natale. Non c'erano buoni rapporti tra gli adulti ma, ad ogni modo, cercavano di far pesare la situazione sulle bambine il meno possibile, per questo pochi giorni prima di Natale, si ritrovarono a casa dei nonni per scambiarsi gli auguri e i regali per le nipotine. Anche quell'anno il rito si era ripetuto, ma non era stato indolore.

Emma era una bimba silenziosa, dolce e molto timida, dotata però di una forte sensibilità e di un acuto senso dell'osservazione. Sua sorella Martina era invece una bimbetta vivace ed estroversa, il suo esatto contrario, la nipote più piccola. La casa dei nonni era un vecchio appartamento composto da tre stanze piuttosto fredde, a parte l'ampia cucina dove era situata una stufa a legna sempre tirata a lucido. In quella stanza faceva abbastanza caldo, perché la stufa emanava calore sufficiente ed il fuoco era sempre acceso. Dal forno e dalle pentole che bollivano sul ripiano infuocato, si propagava per tutta la casa un buon profumo di cibo. Le due camere da letto invece erano gelide perché il calore non arrivava a sufficienza per poterle scaldare adeguatamente e poi gli spifferi degli infissi in legno, ci mettevano del loro, lasciando passare l'aria fredda di dicembre. Il gelo però non era solo nell'aria ma anche nelle persone, dentro alle parole che si scambiavano con apparente cordialità.

Emma non amava molto quegli incontri, avvertiva la tensione ed amava troppo suo padre per non sentire la sua sofferenza per quella situazione pesante con i propri genitori. Il nonno era un brav'uomo che le aveva sempre dimostrato profondo affetto e negli ultimi anni della sua vita avrebbero persino raggiunto una certa confidenza, come con nessuno degli altri nipoti. La nonna era invece quella con la personalità più forte tra i due, quella che dettava legge e che aveva una grossa responsabilità di quella situazione difficile in famiglia.

Quel pomeriggio di tanti anni prima, Emma ed i suoi familiari si trovavano dai nonni da un tempo sufficiente, per considerare adempiuto quell'obbligo natalizio rituale ed erano pronti per accommiatarsi, quando nonna aveva insistito perché restassero ancora un po', dato che stavano per arrivare gli zii con i cuginetti. I suoi genitori non si erano mostrati molto ben disposti a prolungare quella visita di cortesia ma nonna aveva insistito molto e, per evitare recriminazioni o discussioni, avevano finito per accettare. Anche Emma avrebbe preferito andarsene: papà le aveva promesso che si sarebbero fermati a comprare le pinoccate per merenda e lei ne era golosa. Erano di sicuro preferibili a quella situazione di forzata cordialità. Invece, purtroppo, erano rimasti e Martina aveva iniziato ad essere irrequieta perché voleva la sua merenda. Nonna era intervenuta proponendo pane e olio ma Martina aveva indicato il panettone che, ancora confezionato, faceva bella mostra di sé sul ripiano della madia in cucina. Nonna aveva scosso la testa con energica disapprovazione: come da tradizione il panettone si apriva, tagliava e serviva solo il giorno di Natale, non prima! La piccola aveva iniziato a piangere e la mamma innervosita, aveva cercato di distrarla facendola giocare, anche con l'aiuto di Emma. La tensione era salita. Per i suoi genitori quella era una stupida usanza che una bimba di 2 anni non avrebbe mai potuto comprendere. Papà era sicuramente pentito per aver deciso di prolungare quella visita che, del calore del Natale, non aveva nulla! Poi erano arrivati gli zii con i cugini.

Bene, il tempo di salutarsi e togliere il disturbo alla velocità della luce, ma non erano stati abbastanza veloci! La cugina, di un anno più piccola di Emma, aveva chiesto una fetta del "famoso" ed intoccabile panettone e la nonna si era precipitata ad aprire la confezione, a tagliarne una bella porzione che poi aveva porto alla nipote. Martina probabilmente era l'unica a non essersi resa conto della situazione che si era creata, ma i suoi familiari l'avevano compresa fin troppo bene! Per qualcuno si potevano fare eccezioni, per altri no. Suo padre, con tono indispettito, aveva apostrofato la nonna con un "Buon Natale!" secco e risentito ma anche definitivo, nel senso che il rituale ipocrita che li portava a compiere quella visita, in futuro non si sarebbe ripetuto. Emma si era infilata il cappotto, mentre la mamma, in un silenzio pesante, vestiva Martina che era tornata a chiedere di nuovo una fetta di panettone. La nonna aveva cercato di rimediare porgendone una fetta ad Emma e a sua sorella. Lei, bimba di 7 anni, forse meno, aveva rifiutato decisa fissando la nonna negli occhi, con un'espressione di gelido rimprovero. Poi aveva stretto la mano di suo padre ed erano usciti dalla casa dei nonni.

L'anno seguente non ci sarebbe stata la visita ai nonni ma una semplice telefonata di saluto e nemmeno il panettone. I nonni col tempo sarebbero tornati nei loro Natali una volta adulte, il panettone no: era rimasto solo un brutto ricordo nella loro memoria di donne oramai adulte.