MONTEFALCO

03.01.2023

Montefalco è una meravigliosa cittadina in provincia di Perugia che sorge tra i monti Martani, circondato da vigneti e uliveti, in cima a una collina che domina la pianura dei fiumi Topino e Clitunno, posizione che dal 1568 gli ha fatto guadagnare l'appellativo di "Ringhiera dell'Umbria". Il panorama è uno spettacolo della natura che spazia per l'intera vallata tra Perugia e Spoleto.

Appena un po' di storia.....

Si sa che era già attiva fin dal II millennio a.C. per opera degli Umbri, poi fu dominata dai Romani e dai Longobardi che la ribattezzarono Coccorone. Data la posizione strategica è ovvio che fin dal Medioevo sia stato terreno di conquista a partire da parte di Federico II di Svevia al quale, secondo la leggenda, deve il suo nome: l'Imperatore constatò la presenza di un gran numero di falchi pertanto decise di cambiare il nome longobardo Coccorone in Montefalco. Purtroppo col tempo i falchi si sono ridotti notevolmente di numero fintanto che nel 2007 è iniziata un'opera di ripopolamento di grande successo. Poi intorno al 1280 la città viene conquistata da Todi ed è stato in questo periodo che è iniziata la coltivazione delle uve per il grechetto in aggiunta al tradizionale e più antico vino rosso. Nello stesso periodo la città diventa la più importante fortificazione del territorio tuderte contro Foligno e Spoleto fino al 1383, quando passa prima sotto i Trinci , Signori di Foligno, per poi passare sotto il dominio papale e quindi nel 1861 alla neonata Italia.

FOLKLORE E TRADIZIONI giusto per divertirsi:

  • Gioco de La Ciuccetta: è un gioco di antica tradizione popolare. Si ritiene che a diffonderlo sia stato qualche dignitario al seguito di Mattia Corvino, re d'Ungheria, che soggiornò a Montefalco sul finire del Quattrocento. In un documento è infatti descritto un gioco simile alla Ciuccetta e sono raffigurati due dignitari di corte intenti ad eseguirlo. Il gioco consiste in una sfida tra due contendenti muniti di uova fresche. Lo sfidante deve colpire, con la punta del suo uovo, quello dello sfidato, per romperlo senza rompere il proprio. Vince colui che con lo stesso uovo ha rotto più uova degli avversari. Si svolge tutti i lunedi di Pasqua nella Piazza del Comune di Montefalco.

La Fuga del Bove: corsa dei tori al "Campo dei giochi" dove si gareggia nella rievocazione del gioco popolare che fin dall'epoca medioevale si teneva nei giorni di Natale. I giostratori di ciascun quartiere accompagnano e guidano, di corsa, un toro (del peso tra i 4 e i 5 quintali) lungo un percorso prestabilito in una gara a scontri diretti due a due. Il vincitore finale si aggiudica il Palio, che ogni anno viene commissionato a un artista diverso, dipinto ispirandosi a Montefalco e al carattere della manifestazione. sonetto in dialetto del 1938 di Oddone Metelli, che recita così:

La corsa dei bovi
Se sentono li strilli !!..
Ecco che sbuscia!
Me pare de vedene un prigioniero
da lu collu a le corna a tese lunghe
e mentre lo tiron cento vraccia,
li jostraduri gareggiano allegri
je sardono dintorno...
Glie spruzzono su la vocca e su le froce
quell'indruiu
e 'stu poracciu sbuffa, se dimena.
...Rassegnatu a lu destinu sua, lu capo piega a lu colpu tremendu,
lascianno scappane a terra come da lu piettu
un mugghiu, che 'gni core agghiaccia..."


POESIE SU MONTEFALCO ... perché Montefalco è poesia

MONTEFALCO - Gabriele D'Annunzio  (niente meno)

Montefalco, Benozzo pinse a fresco
giovenilmente in te le belle mura,
ebro d'amor per ogni creatura
viva, fratello al Sol, come Francesco.

Dolce come sul poggio il melo e il pesco,
chiara come il Clitunno alla pianura,
di fiori e d'acqua era la sua pintura,
beata dal sorriso di Francesco.

E l'azzurro non désti anche al tuo biondo
Melanzio, e il verde? Verde d'arboscelli,
azzurro di colline, per gli altari;

sicché par che l'istesso ciel rischiari
la tua campagna e nel tuo cor profondo
l'anima che t'ornarono i pennelli.

MONTEFARGO (sonetto in dialetto montefalchese) di Luigi Gambacurta
È un pòstu per campà. Sta accoccolatu
da anni e anni sòpre 'na cullina
de vigne e de lìa verde coloratu
do' l'aria è trasparente e ginuina.

Lu tèmpu pare che ce s'è fermatu 
come drènto 'na vecchja cartulina
do' gnente da com'era s'è cambiatu:
la Piazza, lu Stratòne, chi cammina.

Li viculi sò' pieni de friscura,
de quarghe otòre armastu appiccicatu
fra le pietre locrate de le mura.

Le strate, li palazzi cò' le jese,
tutto sunnicchja come appisolatu
de la tranquillità de lu paese.




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