LE LEGGENDE: LE ACQUE MIRACOLOSE DEL CLITUMNO

LE ACQUE MIRACOLOSE DEL CLITUNNO

Le sue acque formano un laghetto suggestivo, l'atmosfera è resa magica dai salici piangenti, dalle isolette, da una natura ricca di filari di pioppi, frassini, gelsi e cipressi, oltre ad una vegetazione acquatica in mezzo alla quale nuotano bellissimi cigni. I Romani consideravano magico questo luogo del quale Stazio, Giovenale, Claudiano ne decantarono la magia atta a purificare la vittoria e i trionfi. Svetonio ci racconta come l'imperatore Caligola consultasse l'oracolo del dio Clitunno, il quale lo avrebbe messo in guardia dai nemici, consigliandolo di rinsaldare l'alleanza con i germanici Batavi. Rappresentava quindi un luogo sì di grande fascino, ma anche di grande potenza ultraterrena, legata ad auspici di vittoria, in quanto il dio Clitunno era ritenuto un oracolo infallibile. Le Feste Clitumnali in onore del Dio venivano celebrate il I° Maggio. Quando Lord Byron si trovò a passare da qui, volle fermarsi rapito dal misticismo che lo aveva colpito. In conclusione le fonti del Clitunno meritano una visita e anche qualche minuto di contemplazione.

Le leggende hanno spesso un fondamento di verità, di certo c'è che il Clitunno ha affascinato e affascinano poeti e scrittori del livello di Properio, Plinio, Virgilio, Lord Byron, Giosuè Carducci, colpiti dalla straordinaria bellezza del luogo. Gli antichi credevano che nelle acque profonde del fiume Clitunno vivesse Giove che veniva adorato nel Tempietto, costruito poco distante, oggi patrimonio dell'umanità Unesco. La tradizione narra che le sue acque fossero una fonte di purificazione dell'anima e chiunque si immergesse nel fiume ne usciva migliore. Tra le tante leggende si tramanda quella dei buoi che un tempo si fermavano ad abbeverarsi nel Clitunno e ne uscivano completamente puliti. Il fiume è stato oggetto di devozione degli Umbri e probabilmente anche degli Etruschi, tanto che incerta è l'origine del nome da alcuni attribuiti ai primi, da altri ai secondi.

Da "Le fonti del Clitunno" di Giosuè Carducci
Salve, Umbria verde, e tu del puro fonte nume Clitumno! Sento in cuor l'antica patria e aleggiarmi su l'accesa fronte gl'itali iddii. Chi l'ombre indusse del piangente salcio su' rivi sacri? ti rapisca il vento de l'Appennino, o molle pianta, amore d'umili tempi! d'umili tempi! Qui pugni a' verni e arcane istorie frema co 'l palpitante maggio ilice nera, a cui d'allegra giovinezza il tronco l'edera veste: qui folti a torno l'emergente nume stieno, giganti vigili, i cipressi; e tu fra l'ombre, tu fatali canta carmi o Clitumno. Testimone di tre imperi, dinne come il grave umbro ne' duelli atroce cesse a l'astato velite e la forte Etruria crebbe: di' come sovra le congiunte ville dal superato Cìmino a gran passi calò Gradivo poi, piantando i segni fieri di Roma.
Da "Child Harold's Pilgrimage" di Lord George Byron

"Ma tu, o Clitunno! dalla tua dolcissima onda del più lucente cristallo che mai abbia offerto rifugio a ninfa fluviale, per guardarvi dentro e bagnare le sue membra ove nulla le nascondeva, tu innalzi le tue rive erbose lungo le quali pascola il giovenco bianco come il latte; o tu - il più puro Dio di acque miti, e il più sereno d'aspetto, e il più limpido, invero la tua corrente non fu profanata da carneficine - specchio e vasca per le più giovani figlie della Bellezza!" (LXVI, IV Canto).