IL FILTRO GIALLO - capitolo 6 - di Stefania Bocchetta

27.11.2021

IL FILTRO GIALLO - VI° capitolo

Ogni sera con Laura depennavano un giorno dal calendario ma Emma osservava attentamente l'espressione gioiosa della sorella, il bel colorito abbronzato, i vestiti decorosi e ben tenuti e si sentiva tranquilla per lei: non vedeva l'ora di raggiungerla. Certo si era affezionata al Giudice e lui si era commosso quando gli aveva confessato che se avesse avuto un nonno, lo avrebbe voluto come lui. Poi si era affezionata ai nuovi amici de "Il Fanciullo" ma niente era paragonabile all'amore per sua sorella, all'affetto per lo zio, al desiderio di conoscere la zia e le cugine, alla voglia immensa di avere di nuovo una vera famiglia. Poi c'era Francesco! Gli voleva molto bene, questo era certo, ma non sapeva perché aspettasse con trepidante impazienza le sue visite, non capiva perché avesse sempre la sensazione che le ore trascorse con lui passassero più rapide che con tutti gli altri, né comprendeva perché quando lui la guardava con ammirazione si sentisse sciocca e sentiva il rossore salirle sul viso, tanto da dover distogliere lo sguardo. Il pensiero di non vederlo più per lunghi periodi, se non in una videochiamata, era una piccola nota stonata nella trepidante attesa di iniziare la sua nuova vita.

Emma chiuse il book con le foto che aveva scelto tra quelle realizzate, sorridendo al pensiero che era arrivato il momento di mostrarle a Francesco. Sapeva che era un po' indispettito dal fatto che gliele aveva tenute nascoste, ma era una sorpresa che voleva fargli. Tutte le volte che gli chiedeva un nuovo tipo di filtro giallo per realizzare quelle sue foto particolari, lui metteva su il muso: era troppo divertente e col Giudice, quando erano soli, un po' si divertivano a prenderlo in giro. Ma era arrivato il momento e in cuor suo sperava proprio che i ritratti fotografici che aveva realizzato, gli piacessero. Sorrise a quei volti che lentamente richiuse nel book. Prese un piccolo pacchettino dalla scrivania e il cellulare per mandare un sms a Francesco.

"Ti sei ricordato di comprarmi un filtro giallo?" rise al pensiero che si sarebbe un po' contrariato perché gli avrebbe ricordato le foto che non aveva ancora visto, ma era troppo divertente prenderlo un po' in giro anche se si sentiva un po' ansiosa per la reazione che lui avrebbe potuto avere quando gli avrebbe mostrato i suoi ritratti fotografici: chissà se gli sarebbero piaciuti, se li avesse trovati belli! Comunque era inutile star lì a fare supposizioni, presto lo avrebbe saputo ma prima doveva fare un'altra cosa. Il giorno dopo sarebbe arrivato lo zio, poi tempo tre giorni e ci sarebbero stati gli esami, entro una settimana il volo per l'America e una nuova vita. L'attendevano giorni intensi quindi era meglio definire alcune cose prima di entrare nel vortice che l'attendeva.

Francesco la trovò in giardino intenta a sfogliare una rivista, per una volta non di fotografia, probabilmente trovata sul tavolino in ferro o sulla sedia accanto. Pensò che era insolito per lei e la contrarietà per il messaggio di prima si dileguò come neve al sole. Si salutarono con un bacio sulla guancia che, inconsapevoli l'uno dell'altra, creava sempre un tuffo al cuore ad entrambi. Lui le porse gli acquisti che lei gli aveva chiesto e lei ringraziò sorridendo.

- Allora, domani arriva tuo zio. Ho fissato con il Giudice, andremo a prenderlo insieme - doveva dire qualcosa per non ascoltare il cuore.

- Non vedo l'ora di abbracciarlo ma oggi voglio pensare solo alle due persone che, in questi mesi, hanno significato molto per me. Tu e il Giudice mi avete aiutato moltissimo, ricordandomi che esistono anche le persone buone e gentili. Senza il vostro aiuto sarebbe stato molto difficile per me superare quanto è accaduto e il distacco dalla mia famiglia -

- Sei una ragazza forte, coraggiosa. Io... noi abbiamo cercato di fare del nostro meglio... -

- No, avete fatto molto di più. Non siete stati solo i miei tutori, siete stati la mia famiglia più di quanto lo sia stata mia madre in tutti questi anni! Come non si dimentica il Male, a maggior ragione non si deve dimenticare il Bene ricevuto! Tu sei il Bene, Francesco e io voglio che tu sappia che ovunque sarò, ovunque andrò, qualunque cosa dovesse accadere, occupi un posto speciale nel mio cuore. Sei una parte di esso, voglio che non lo dimentichi mai! - e gli porse la scatolina che aveva tenuta nascosta fino ad allora. Francesco la prese sorpreso e anche emozionato per le parole di lei. Emma lo invitò ad aprirla e lui, quasi con timore, lo fece lentamente e rimase a bocca aperta quando scoprì un ciondolo d'argento a forma di cuore spezzato.

- Forse non è molto adatto per un uomo ma è ciò che significa che è importante per me. Tu sei una parte del mio cuore e voglio che lo rammenti sempre! -

- Io... - non sapeva cosa dire o meglio non poteva dirlo, non ancora ma ora sapeva che lo avrebbe fatto: prima doveva darle la possibilità di vivere la vita - Lo terrò sempre con me! -

- Bene! Adesso devo mostrarti qualcosa che ha a che fare con un certo filtro giallo! -

- No, ti prego! Basta filtri gialli! - ridendo lei si alzò e gli tese la mano per invitarlo a seguirla e fu allora che lo videro.

Uno dei ragazzi ospiti gli stava indicando proprio dove si trovavano Francesco e Emma. L'avvocato ebbe l'impressione di averlo già visto, lei invece lo aveva già riconosciuto. Non ebbero modo di dire niente, nemmeno di tentare una reazione: tutto accadde così rapidamente da sembrare irreale. Ogni volta che quella scena sarebbe tornata nei suoi incubi notturni, Francesco l'avrebbe rivissuta paradossalmente al rallentatore e chiedendosi ogni volta se avessero potuto prevederlo ed evitarlo.

Avrebbero dovuto pensare che un ragazzo, poco più che ventenne, cresciuto con una bestia come Armando Conti, potesse provare così tanto odio nei confronti della vittima del suo stesso padre da arrivare alla casa-famiglia armato per sparare contro di lei. Dire "tale padre, tale figlio" sarebbe stato troppo facile eppure in questo caso così ovvio. Quanti colpi erano stati sparati? Francesco non avrebbe saputo dirlo. Mentre si gettava su Emma per cercare di proteggerla, qualcuno dei presenti bloccava la fuga di Remo Conti. Sapeva di essersi messo ad urlare come un pazzo furioso mentre tentava di fermare il sangue che già macchiava copioso la camicetta di lei. Tutto sembrava irreale. La corsa in ospedale, l'arrivo del Giudice pallido come un cencio, l'inutile tentativo di salvarla, l'urlo misto a rabbia e dolore che gli era salito dal cuore spezzato, il vederla distesa così immota e senza vita lei che era stata sempre così solare! Tutto, proprio tutto, era fuori luogo, inverosimile.

Era stato il Giudice ad informare Joe Carlini, ad aspettarlo davanti alla camera ardente piena di fiori. Francesco non si era mosso da lì e sua madre con lui. Erano tutti indicibilmente invecchiati: lo zio Joe che si era ripiegato su se stesso, il Giudice che riusciva a tenersi vitale solo per adempiere a tutte le pratiche burocratiche e Francesco così emaciato, stanco, distrutto che non si dava pace per non essere riuscito a proteggerla. Dirlo a Laura era stato per Joe un passo che lo aveva provato, dilaniato e ciò che desiderava di più era adempiere a quelle ultime formalità che avrebbero permesso alle sue nipoti di restare in qualche modo vicine, anche se non era come lo avevano sognato e poi stringere la piccola fra le braccia per cercare di alleviare quello strazio che lui stesso provava enorme. La cerimonia funebre fu semplice: Emma venne cremata per essere portata in quell'America che aveva sognato e che le era sfuggita per un soffio. Tutte le sue cose furono raccolte, chiuse nelle casse e spedite a Pasadena. Francesco non volle nemmeno entrare nella sua stanza, voleva solo vedere Remo Conti in galera a vita. Non gli fu concessa nessuna attenuante: aveva premeditato di uccidere colei che riteneva lo avesse privato del padre e del suo affetto, prima perché aveva preferito vivere con la famiglia dell'amante piuttosto che con quella legittima e poi per averlo ucciso. Era colpa loro, di quella donnaccia e delle sue mocciose se suo padre li aveva abbandonati e poi era morto, perciò doveva vendicarsi e l'aveva fatto!

"Le colpe dei padri ricadono sempre sui figli" ma quali colpe poteva avere una creatura innocente come Emma se non quella di essere venuta al mondo? Anzi, nemmeno quella visto che non era dipeso dalla sua volontà, non aveva scelto lei di nascere anche se questo evento aveva cambiato la vita di alcuni di loro. Sicuramente quella di Francesco che aveva improntato la propria carriera alla difesa dei minori e la vita sentimentale verso storie senza importanza, perché nessuna riusciva a ricucire il suo cuore spezzato, né a scalfirne la corazza. Quella del Giudice Santini che aveva continuato a seguire la casa-famiglia "Il Fanciullo" per il poco tempo che il dolore per la perdita di Emma gli concesse di vivere ancora. Quelle dei suoi familiari in America che erano sì proseguite, ma superare i traumi e il dolore aveva richiesto reazioni e percorsi diversi, non facili e chissà se mai veramente vinti. Per tutti loro era difficile capirlo ancora oggi, dopo tanto tempo e scopri che le ferite che pensavi rimarginate, improvvisamente ricominciano a sanguinare... o forse non avevano mai smesso di farlo.