I MISTERI DEL LAGO PANTANO di Stefania: capitolo I°

01.08.2020

Nanni Parenti infilò la chiave nella toppa ed ascoltò lo scatto della serratura: entrò nella sua nuova casa. Era una struttura molto semplice: due stanze al piano terra adibite a soggiorno e cucina, un'unica stanza al piano superiore destinata alla camera da letto e bagno ed un soppalco attrezzato a studio-libreria, dalla cui finestra Nanni poteva ammirare tutto il panorama. La campagna digradava fin giù sulla riva del lago Pantano, interrotta solo dalla strada che da Potenza portava i villeggianti fin lì, sotto le pale eoliche che, candide, punteggiavano le colline intorno. A Nanni non dispiacevano affatto anzi, a volte si sedeva sulla veranda, nella quiete più assoluta, e fumava silenzioso il suo sigaro preferito, osservando il movimento roteante della pale ed i fantasmi del passato sparivano per qualche minuto, la mente si svuotava finalmente in pace. Era per questo che si trovava lì! Per dimenticare, perché stanco della sua vita di investigatore, perché non sopportava più il contatto con quella umanità malvagia e perversa che il suo lavoro lo costringeva ad incontrare. 

Dopo l'ultimo caso, quello dell'Isola Maggiore sul Trasimeno, dove un giovane, mentalmente instabile, per denaro aveva compiuto una serie di delitti efferati e tentato di uccidere la sua stessa madre, si era sentito svuotato e stanco, così aveva deciso di tornare alle origini, nella terra dei nonni dove era cresciuto: la Basilicata. Conservava un bel ricordo della vita in campagna, nei dintorni di Potenza e lì era ritornato. Si era comprato quella casetta nella zona del lago Pantano, perché era lì che era nato suo padre e, nonostante la ristrutturazione, non era molto diversa da come la ricordava, quando vi passava le vacanze con i nonni. Nemmeno la campagna intorno era cambiata poi tanto. Sì, c'erano le pale e qualche villetta, ma i residenti fissi pochi, le case erano abbastanza distanti tra loro da lasciare integra l'intimità, la privacy dei proprietari: era ciò di cui aveva bisogno! Intorno alla sua casa, su tre lati, c'era il bosco: più fitto sul retro e sul lato sinistro, decisamente diradato su quello destro dove la vegetazione permetteva di scorgere il tetto dei suoi vicini, una coppia di Potenza che veniva lì solo nei fine settimana e per le vacanze. Di fronte alla sua casa, il giardino e l'orto, entrambi piuttosto spogli e la vista sul lago, in fondo al pendio che scendeva fino alla riva. 

Per tre mesi era rimasto lì, senza fare assolutamente nulla! Usciva solo per andare a fare spesa per riempire la dispensa, e basta! Non aveva cercato di conoscere i vicini, di intrattenere rapporti sociali con nessuno, nemmeno col postino: niente, nemmeno un incontro casuale! Non aveva bisogno di nessuno e se qualcuno avesse avuto bisogno di lui, a Nanni non interessava: niente telefono, nemmeno rispondeva al cellulare. Aveva solo un vecchio televisore che accendeva pochissimo, una radio che accendeva ancora meno, un buon impianto stereo per ascoltare la sua amata musica classica e tanti libri da leggere, il suo passatempo preferito. Poi, un sabato pomeriggio primaverile, mentre disteso sulla sdraio fumava il suo sigaro, lo sguardo perso nel lento roteare delle pale eoliche, un fruscio aveva interrotto il silenzio e la sua pace. Nanni si alzò all'abbaiare di alcuni cani randagi, ma non scorse nulla di ciò che poteva aver causato i latrati ed interrotto la sua quiete. Scese il vialetto fino al cancello che immetteva nella sua proprietà: i cani annusavano la terra ma non abbaiavano più.
"Avranno sentito l'odore di qualche animale selvatico" pensò fra sé e si volse per tornare a casa ma aveva incrociato il vicino: anche lui davanti al cancello della sua proprietà. Lui lo salutò con un cenno della mano e Nanni rispose con la testa.

- Ho sentito i cani abbaiare - gli disse - Mi chiamo Filippo -

- Sì, li ho sentiti anch'io ma non ho visto niente. Io sono Nanni - e si sorprese quando la sua mano si tese verso il vicino - Ci sono sempre molti cani da queste parti - 

- Sì, sono randagi ma non infastidiscono nessuno. Non sono pericolosi anzi, sono tollerati dalle gente che vive qui perché fanno la guardia alle proprietà. In genere gli estranei diffidano di loro ed i cani oramai riconoscono noi proprietari, che diamo loro da mangiare. Per questo è strano che abbaino così! -

- Avranno visto qualcuno che non conoscono o qualche animale selvatico! -

- Bé, erano attratti dal bosco ma è abbastanza fitto per un estraneo che non conosce il posto e se abbaiassero a tutti gli animali selvatici, penso che non smetterebbero mai - 

La spiegazione era plausibile. I due si salutarono e Nanni apprezzò il fatto che l'altro non lo avesse "costretto" ad inventarsi una scusa per non accettare un eventuale invito a passare a bere un caffè: non era stato invitato, ma solo perché il suo vicino era più preoccupato di quanto apparisse in realtà. 

Per qualche giorno non era accaduto nient'altro, tutto era tornato alla normalità, tanto che mai Nanni si sarebbe aspettato di ritrovarsi il suo vicino davanti al cancello, che si sbracciava per attirare la sua attenzione: aveva un modo di fare così agitato che lo inquietò. 

- Cosa succede? - gli chiese avvicinandosi lungo il vialetto, più velocemente di quanto avrebbe voluto.
- Vorrei farle vedere un ... una cosa, se non la disturbo. Ho sentito dire che lei era un investigatore ed io vorrei farle vedere cosa ho trovato in giardino ... - aveva risposto il vicino con tono sommesso, esitante, preoccupato: l'inquietudine di Nanni aumentò. Sentiva come se i demoni della malvagità umana stessero per giocargli un brutto scherzo. 

Seguì l'uomo che lo condusse nel suo giardino, vicino ad una buca di recente fattura: una donna era in piedi poco distante, spaventata e sembrava poco propensa a guardarvi dentro. L'uomo la presentò come sua moglie e Nanni si sentì quasi sciocco nel pensare che erano una bella coppia ma, forse, era un modo per scongiurare pensieri ben peggiori ed allontanare, con un po' di frivolezza, quel disagio che provava sempre più in crescendo. Filippo gli indicò la buca ed i suoi demoni si materializzarono in un istante: nello scavo, profondo qualche metro, c'era uno scheletro umano.
- Io e mia moglie stiamo costruendo un pozzo e ..... abbiamo trovato questo ... - il tono del vicino era quasi timoroso di risvegliare quell'essere oramai defunto da tempo!
- Forse qui sorgeva un cimitero ... - azzardò Nanni ma Filippo già scuoteva il capo. 

- No, qui c'è sempre stato il bosco, per quello che so! I miei nonni erano contadini e vivevano in una masseria, tra la strada, che all'epoca era solo un viottolo sterrato ed il lago. Da questo lato della strada c'era solo la macchia. I miei genitori hanno acquistato questa parte di terreno, l'hanno disboscato quel tanto necessario per costruirci la casa che io ho ereditato. Quindi non credo che qui potesse sorgervi un cimitero e poi, ho fatto altri scavi e non ho mai trovato ... nulla di strano - 

- Temo che non possiamo fare altro che avvertire le autorità! -