ERNESTO: V° CAPITOLO di Luigi Lucaioli

11.02.2023

CAPITOLO 5

Ci avviammo al magazzino, lui prese la macchina lucidatrice, io il carrello con gli attrezzi per le pulizie. Alcune volte i nostri occhi si incrociavano ma non avevo il coraggio di chiedergli niente. Evidentemente seguivamo lo stesso filo di pensiero, perché di scatto bloccò la macchina.

<<Noi non ce l'abbiamo con te, ma devi capire che tu hai portato scompiglio. Sei un bell'uomo, colto, sai parlare bene, hai fatto colpo sulle donne, non solo le ospiti ma anche le operatrici. Tu sei di passaggio, un giorno te ne andrai, mentre noi a meno di un miracolo, dovremo invecchiare qui>> (l'età media era di 40 anni, dopo i 60 anni e i malati con patologie gravi che necessitavano assistenza continua, non potevano restare qui, era un posto per persone autonome, autosufficienti con un'alta possibilità di reinserimento nella società).

<<Devi scusarmi se sono stato stronzo con te. L'altra settimana sono stato in tribunale per sanare il mio divorzio, che non ho voluto io. La cosa buffa è che almeno non devo darle gli alimenti e, se un domani dovessi ritrovarmi in condizioni economiche ottimali, dovrò provvedere al sostentamento di mio figlio>>

Evidentemente aveva voglia di sfogarsi, aveva il cuore gonfio. Mi raccontò che a 45 anni aveva perso il lavoro, non potendo estinguere il mutuo, la banca gli aveva mangiato la casa, sua moglie invece di restargli vicino se n'era andata e dulcis in fundo, suo figlio era stato dato in affido. Era andato in depressione, aveva minacciato di morte prima il suo ex datore di lavoro, poi il direttore della banca. Aveva iniziato a "dare i numeri" e era stato ricoverato per un T.S.O.. Ne aveva ben donde di essere amareggiato, erano già due anni che si trovava lì. Ora a 48 anni non vedeva un futuro roseo nell'immediato. Dissi soltanto:<<Promesso, mai farò lo stronzo con te!>> Questo lo fece sorridere e allentò la tensione iniziale.

Diventammo amici e qualche volta con Romolo e Franca giocavamo a carte. Un pomeriggio uggioso, pioveva, eravamo presi da una partita a briscola: io in coppia con Aldo contro Romolo e Franca. Sentii dietro le mie spalle una presenza, ma non era Anna, non sentivo il suo profumo. Mi girai, era Claudio, il dottore.

<<Te lo hanno insegnato loro o ti è venuto spontaneo?>>

È vero, non ci avevo fatto caso, ma conoscevo il gioco delle carte! Che mistero il cervello umano! Non avevo memoria di chi fossi, né da dove venissi, ma in un angolino della mente c'erano racchiuse tante cose che mi portavano a compiere azioni istintivamente.

<<Domattina ne parliamo, Ernesto. Buona giornata a voi>>

Mentre giocavamo, Aldo seduto di fronte a me, Franca alla mia sinistra, sentii sul mio piede quello di lei; mi ritrassi pensando di aver invaso il suo spazio ma lei lo allungò ancora di più, guardandomi negli occhi, ma in maniera così palese che il suo compagno Romolo le disse:<<Devi guardare me, se vuoi vedere i segni, altrimenti lasciamo stare>>

Il suo tono era alquanto indispettito, ma non volevo interrompere quel momento ora che stavo legando con i miei compagni.

<<No, è colpa mia, ho il vizio di allungare le gambe e la sto prendendo a calci, per questo che mi guarda brutto>>

Non credo che l'abbiano bevuta, ma servì a calmare le acque e finimmo la partita scambiandoci battute su chi fosse più "schiappa".

Un venerdì mattina, mentre ero intento ad usare la macchina lucidatrice (Aldo mi aveva insegnato), Lisa togliendomi le cuffie anti-rumore dalle orecchie, mi disse:<<C'è una persona che ti cerca>> ebbi un sussulto, il cuore prese a battermi forte, mi avviai tra il curioso e lo spaventato, non sapevo di chi potesse trattarsi. Finalmente qualcuno mi ha ritrovato? E io lo riconoscerò? Corsi fuori in giardino, dove il visitatore mi stava aspettando: era Gina! Mi abbracciò e mi baciò, mentre io non feci un cenno, ero veramente sorpreso.

<<Spero che tu non abbia perduto anche la memoria a breve!>>

<<Non potrei davvero, sei la persona che mi ha aiutato a rinascere, ma non pensavo che saresti venuta a trovarmi. Come facevi a sapere che ero qui?>>

<<Ho telefonato spesso per chiedere tue notizie, ma il dottor Martini mi aveva detto di aspettare. Poi, ieri sera, mi ha chiamato ed eccomi qui. Avevo voglia di rivederti. C'è un posto dove possiamo stare noi due soli?>>. Dal tono e da come mi guardò, capii che la sala TV non era proprio ciò che desiderava.

<<Non so se posso ospitare persone nella mia camera, dovrò chiedere>>

<<Mica stai in un convitto di suore! Hai la tua camera, andiamo a parlare lì>>

Appena entrati, cominciò a spogliarsi gettando tutto in terra. Rimase nuda, in mezzo alla stanza.

<<Avevo voglia di te. Quella notte insieme ha risvegliato tutti i miei sensi sopiti>> aderì completamente a me. Attraverso i miei vestiti sentivo i suoi seni e il suo sesso, ma lei si accorse che non c'era stata la stessa reazione avuta all'ospedale. Sentii un:<<Oh, che succede? Non stai bene? Sono io troppo sfacciata? Credevo piacesse anche a te>>

Tentennai ma capivo che dovevo essere sincero con lei.

<<Vedi, da quando sono qui sono successe tante cose. Ho conosciuto i miei compagni di casa, con alcuni ho legato molto, rispetto a loro mi sento un privilegiato per tutte queste attenzioni, mentre loro benché abbiano dei parenti fuori da qui, sono più soli di me>> volevo cavarmela con questa spiegazione per non offendere la sua sensibilità, perciò non le parlai di Anna, volutamente. Ma di fronte ad una donna:<<Ho capito, si tratta di una donna! Ti stai innamorando? Non lo dico per me, hai pensato che le farai del male quando te ne andrai? Parlane con lei. Forse anche lei si sta innamorando e non pensa al domani. Posso sapere chi è?>>

<<Preferisco di no, ho già sbagliato con te. Avrei dovuto cercarti per ringraziarti di tutto quello che hai fatto per me e raccontarti ciò che mi stava accadendo. Ma nella testa ho un turbinio di pensieri, di domande, vorrei tante risposte ma poi la testa mi scoppia e devo smettere di pensare. Staccare la spina, come dice Claudio e vivere momento per momento>>

<<Ok, messaggio ricevuto, ma tornerò lo stesso a trovarti per sapere come stai, sperando che tu abbia riacquistato la memoria, ma senza dimenticarti di me>>

Ci abbracciammo sapendo che era un arrivederci. Rientrato nella sala TV, fui accolto da un applauso e Claudio mi disse:<<Visto che conosci l'inglese, questa è una standing ovation per te. Sei diventato popolare, per te non significherà niente, ma per questa piccola comunità è qualcosa che li fa sentire importanti e... anche un modo per dirti che ti vogliono bene. Come ti ho già detto, considerala una famiglia>>

Devo dire che fino ad allora non avevo avuto modo di annoiarmi, stavo avendo una vita piena, intensa, chissà se era stato sempre così. Ecco che mi ritrovavo a pormi mille interrogativi. Non so come fosse prima ma mangiavo con molto appetito e devo dire che gli ospiti, tutti, se la cavavano bene in cucina (i pasti a turno li preparavano loro). Stavo appunto facendo i complimenti a chi aveva preparato la cena che Lisa mi disse:<<Non vorresti cimentarti con l'arte culinaria?>>

<<Mi prendi in giro?>> le risposi, ma lei stava già dicendo:<<Quando sarai di turno in cucina, se ti viene l'ispirazione di cucinare qualcosa, non hai che da dirlo>>

<<Stai scherzando? Stanno tutti bene fino ad oggi, non vorrei che domani mi accusassero di avvelenare la gente>>

<<Tranquillo, prima faremo assaggiare a Claudio, è lui il dottore>> questo era Romolo, aveva spesso battute che suscitavano ilarità. Dopo cena andammo come sempre in sala TV: chi leggeva, chi giocava a carte, a dama.... Io cercai di capire cosa ci fosse alla televisione e presi a fare "zapping", come mi aveva insegnato Lisa, ma per quanto girassi di canale in canale, non riuscivo ad interessarmi a niente.

<<Serataccia, credo che andrò a letto presto. Vi lascio ai vostri svaghi, buonanotte>>

<<Aspetta, ho io una cosa da farti leggere. L'ho trovato stamattina in una rivendita di libri usati. Volevi sapere perché ti hanno affibbiato il tuo nome, forse ti potrà aiutare>>

Lisa mi portò in ufficio e mi porse un libro "L'importanza di chiamarsi Ernesto".

<<Può darsi semplicemente che chi te lo ha affibbiato, lo stesse leggendo e non c'entri niente con la tua storia. Ecco, buonanotte>>