ERNESTO: II° CAPITOLO di Luigi Lucaioli

31.01.2023
Il letto disfatto – Eugène Delacroix
Il letto disfatto – Eugène Delacroix

CAPITOLO 2

<<Lo hanno chiamato Ernesto, non ha bagaglio, si tratta di amnesia totale. Il quadro clinico ottimo>>

Detto questo risalirono in macchina, fecero inversione e fui contento di vederli sparire dalla mia vista. Mi avevano messo di pessimo umore.

<<Sono il dottor Martini, ma tu chiamami Claudio. Ci incontreremo tutti i giorni. Ti aiuterò a ritrovare la memoria>> mi disse lui stringendomi la mano <<loro sono Anna e Lisa, si prenderanno cura di te. Ora Anna ti accompagnerà nella tua stanza, mentre io avviso che abbiamo un ospite in più e vedrò se c'è qualche vestito che possa andarti bene>>

Una delle due donne, sorridendo, mi invitò a seguirla.

<<Questa sarà la tua stanza fin quando resterai qui. Come vedi, un po' spartana. La TV è nella sala comune, dove troverai una tabella con gli orari delle attività e dei turni. Qui si fa tutto da noi. Hai qualche attitudine?>>

<<Se anche l'avessi, non lo ricordo, non so neanche il mio nome>>

<<Dai, non c'è fretta, ti ritornerà la memoria. Sappi che qui sei il benvenuto e poi, vedrai che qualcuno ti riconoscerà. Un bell'uomo, come te non credo possa essere single>> Me lo disse guardandomi negli occhi, sorridendo.

Era insolito per me ricevere un complimento o ero io che non ricordavo? Mentre la ringraziavo, mi accarezzò il viso dicendomi:<<Dovrò procurarti il necessario per raderti, vedo che hai la barba di due o tre giorni, quindi hai perso la memoria da poco>>

Mi prese il viso tra le mani e... mi baciò. Un bacio intenso, profondo.

<<Sono curiosa di vedere se poi ti ricorderai di questo>>

Cominciai a chiedere a me stesso cosa avessi di speciale per attrarre così queste donne, ma decisi di abbandonarmi a quegli eventi e affrontarli con gioia, era la mia vita, tutto ciò che avevo, visto che di un passato per il momento non c'era neanche l'ombra e il mio presente sarebbe stato questo. Fino a quando?

<<Ora andremo a tavola, dovrai accontentarti di ciò che troverai, così scoprirai se hai qualche intolleranza, se sei allergico, che gusti hai, visto che dovrai scoprirlo giorno per giorno>>.

Ci avviammo nella sala da pranzo. C'erano tre tavoli da quattro persone, un tavolo vuoto e in un altro c'erano due donne e un uomo: era il dottore che mi aveva visitato all'arrivo, una era Lisa che avevo conosciuto insieme ad Anna e un'altra operatrice che non si girò neanche per salutare. Appena entrato, tutti gli ospiti vennero verso di me, per presentarsi e chiedermi come mi chiamassi, da dove venissi.... Anna li interruppe subito.

<<Ragazzi, lasciategli riprendere fiato. Lui si chiama Ernesto, ha perduto la memoria perciò, non chiedetegli niente. Aiutatelo ad ambientarsi e a conoscere tutta la casa>>

Due di loro, un uomo e una donna, si alzarono ma tornarono subito con un carrello portavivande: pasta al sugo di pomodoro fresco e basilico, profumatissimo. Non stetti neanche a chiedere cosa fosse, mi accorsi di avere una gran fame. Sentivo gli occhi se di me, ma sentivo anche, benché cercassero di parlare sottovoce, i loro commenti.

<<E' pure bbono!>> Ma un'altra la zittì subito:<<Non c'è trippa per gatti, per noi nisba! Non vedi come se lo mangia con gli occhi, Anna?!>>

Finito il pranzo, una mano si posò sul dorso della mia.

<<Tu lo prendi il caffè?>>

<<Sì, grazie, l'ho bevuto con Gina e mi è piaciuto>>

<<Gina? Ma allora ti sta tornando la memoria!>>

Dovetti spiegarle chi era Gina e come l'avevo conosciuta. Volevo sorvolare su quanto c'era stato tra di noi, ma lei insistette al punto che dovetti raccontarle qualcosa in più. Ma, si sa, le donne hanno un sesto senso, aveva intuito che c'era stato molto di più. Sentirmi gratificato mi faceva sopportare la mia condizione: non avevo un passato, né sapevo chi fossi, se qualcuno mi stesse cercando. Possibile fossi solo al mondo?

Gina mi aveva detto che erano stati messi avvisi sui quotidiani a tiratura nazionale, sui social, tutti i medici oramai conoscevano la mia storia. Perfino una trasmissione TV se ne stava occupando ma più passava il tempo, più cresceva l'ansia dentro di me: sentivo che, malgrado tanto affetto, mi mancava qualcosa, come se fossi incompleto. A sera, dopo cena, ci ritrovammo nella sala TV. Chi leggeva libri, chi il giornale. Mi sedetti davanti al televisore proprio nel momento in cui appariva la mia immagine sullo schermo. Era martedì e la conduttrice stava parlando proprio di me, di dove ero stato portato e se qualcuno poteva riconoscermi o poteva dare notizie, se mi avevano visto in qualche altro luogo, perché non si sapeva da dove provenissi. Ebbi uno scoramento ed uscii in giardino. Anna mi seguì, mi prese sottobraccio.

<< Non ti devi abbattere. A volte ci vuole tempo. Magari non stanno vedendo la TV e non hanno letto i giornali. Vedrai, qualcuno si farà vivo>>

L'abbracciai ma era solo per ringraziarla delle sue parole di incoraggiamento, lei si strinse di più a me e iniziò a baciarmi. Quel bacio caldo, appassionato fu il preludio di qualcosa che sentii di desiderare prepotentemente, ma non sapevo come comportarmi. Fu lei a trarmi d'impaccio: mi prese per mano e mi condusse in quella che sarebbe diventata la mia stanza per chissà quanto tempo. Un letto con delle lenzuola celestine e un piumone blu. Scoprì il letto, si tolse i vestiti lasciandoli cadere a terra. La stanza era pulitissima e le lenzuola profumate. Si sdraiò invitandomi a fare altrettanto, ma poco ci mancò che la facessi cadere in terra. Quel letto era decisamente piccolo per due persone. rimasi impacciato, non sapendo cosa fare, ma lei ridendo prese il piumone e lo gettò a terra.

<<Così staremo più comodi>>

Devo dire che mi piacque molto farlo rotolandomi su quel giaciglio, certo non avendo un metro di paragone non potevo dire se era meglio o peggio, so soltanto che mi sentii sfinito, così Anna, che però dovette farsi forza per andare nella sua stanza, non poteva di certo farsi trovare altrove.

<<Ti consiglio di andare sul letto prima che ti addormenti, il pavimento è duro>>

Cosa che feci, addormentandomi all'istante, per risvegliarmi bruscamente perché... ero caduto dal letto! A parte l'indolenzimento su un fianco, presi a ridere forte, non riuscivo a trattenermi, ma così pensai che altro che smemorato, mi avrebbero preso per matto. L'indomani, molto presto, mi venne a svegliare Anna, con un'altra ospite: dovevamo preparare la colazione, faceva parte dei turni che avrebbero assegnato anche a me, ma per il momento mi affiancavano per insegnarmi .

<<Hai certe occhiaie! Dormito male stanotte?>> così mi stava dicendo Franca, una donna sui 35 anni, molto carina, il viso segnato da rughe precoci. Mi sentii in imbarazzo, come se potesse leggermi dentro. Ebbi la prontezza di dire:<<Ho dormito male, stanotte sono anche caduto dal letto>>.

Ci fu uno scoppio di risa all'unisono e Anna mi guardò con aria di complicità, memore della caduta che avevamo fatto insieme. Vederla ridere in quel modo, me la fece desiderare di nuovo e, tutto sommato, dalla mia disavventura ne avevo tratto qualcosa di piacevole: avevo fatto l'amore con due donne (chissà se nella mia vita precedente ne avevo avuta almeno una), non lavoravo, non avevo responsabilità... e se avessi lasciato una famiglia che aveva bisogno di me e magari erano disperati? Ripiombai nell'angoscia. Finita la colazione cercai il dottor Martini e gli esposi tutti i miei pensieri, le mie angosce.

<<Siediti e cerca di stare calmo. Rifletti: se come pensi, ti stessero cercando, sarebbero andati a fare una denuncia di scomparsa, ma questo non è stato fatto. Sai che ieri ne hanno parlato in TV e hanno mostrato la tua foto?>>

<<Sì, ho visto quella trasmissione, hai ragione. Mi sorgono queste paure, non vorrei ci fossero persone che dipendono da me>>

<<Ascolta, cerca di vivere sereno. Prima o poi qualche ricordo riaffiorerà. Mi hanno detto che stanotte sei caduto dal letto. Potrebbe significare che magari tu dormivi in un letto grande e ti sei rotolato credendo di starci. Non aver fretta e soprattutto non sforzare troppo la mente>>