ERNESTO: CAPITOLO XXI° di Luigi Lucaioli

27.04.2023

CAPITOLO 21

È successo qualcosa che conoscevamo soltanto dai libri di storia: colera, peste, lebbra, salmonella, più recentemente HIV. Ma questo virus chiamato COVID-19, mette paura. È una pandemia che ha colpito tutto il mondo. Noi tutti nella Casa abbiamo dovuto quasi "isolarci", ci siamo sottoposti a tamponi per monitorare il nostro stato di salute, girare con le mascherine come quelle che si usane negli ospedali, sanificare locali, usare spesso gel disinfettanti, aprire spesso le finestre per mantenere areati i locali, insomma tutti quegli accorgimenti atti ad evitare possibili contagi, limitare le nostre uscite, se non per necessità della Casa. I primi a risentirne sono stati Michele e Franca, che devono andare fuori per gli acquisti, sottoposti ad uno stress notevole, sempre con il gel fra le mani e il continuo ricambio di mascherine. A tutto questo va aggiunto il dispiacere di noi tutti per non poter festeggiare il primo compleanno di Carlotta, quello splendore di figlia di Claudio e Lisa, lui che comunque le sedute terapeutiche al Centro continua a farle, sempre più con il timore di un contagio, mentre io mi preoccupo per Anna, che insieme a Gina, sono coloro che, per esigenze della Casa, devono fare più uscite di tutti. Un'aria di sconforto vaga per la Casa, come quando è avvenuta la morte di Aldo. Qualcosa si è spento, non c'è più voglia di ritrovarsi tutti insieme nella sala TV, quasi nulla la voglia di ridere. Da quando ci siamo affiatati, i tavoli della sala da pranzo erano stati uniti in un'unica grande tavolata, ora sono stati di nuovo divisi. Abbiamo fatto più volte il tampone e anche il sierologico, ma in prossimità dell'estate abbiamo deciso unanimemente di cancellare le gite fuori Torino. Che beffa, ora che possediamo un minibus, da quando è scoppiata la pandemia, è rimasto fermo nel cortile, perché nel garage non c'entra e grazie a Giovanna, dietro suo consiglio, abbiamo staccato la batteria per non farla scaricare. Già… Giovanna, le era stata fatta una proposta di lavoro prima della fine dell'anno: la Fondazione l'avrebbe ospitata fin quando non avesse potuto permettersi una sua indipendenza totale, ma ora….

La Fondazione aveva già prenotato il dj per quest'anno, lo avrebbero pagato come era giusto che fosse, lo stesso compenso che riceveva per le sue serate, ma hanno dovuto disdire tutto. Non volevamo nemmeno l'albero di Natale, se non fosse stata per l'insistenza di Giovanna. Ripensandoci, anch'io l'anno precedente ero rimasto colpito nel vedere in quanti si prodigavano per riempirlo di decorazioni. Sarà stato perché fino a quel giorno non lo avevo mai visto, né in casa né in collegio. Ma quanto calore intorno e mi sorprese ancora di più sentire tutte quelle risate che provenivano da persone che avevano passato momenti terribili, che avevano perso tutto eppure avevano la voglia di ricominciare. Ora che la vita stava dando loro l'opportunità di ricominciare, questa maledetta pandemia li ha rigettati nel buio dell'incertezza del domani. Persino la gioia di vedere la figlia di Claudio e Lisa, lei ogni tanto veniva da noi portando la gioia di vedere quella creatura che sorrideva sempre quando sentiva una voce. Tanti sogni, tanti propositi messi da parte, preoccupati solo di non essere vittime di questo virus maledetto. Quelle immagini alla TV, dei camion militari che trasportavano bare, ci resterà sempre davanti agli occhi. Si passa il tempo a sanificare i locali, si gira sempre con la mascherina, sembra un lazzaretto. Riflettendoci, siamo dei "privilegiati" per la nostra condizione, non abbiamo un'attività lavorativa (io stesso ricevo il materiale da tradurre tramite corriere), in questa brutta situazione, ci sentiamo protetti: siamo tutti una famiglia. Io e Anna, abbiamo deciso di restare qui al Centro, anche se avevamo appena finito di arredare la nostra casa, ma abbiamo deciso di evitare il via vai giornaliero e i ripetuti contatti con il mondo esterno, non solo per proteggere noi stessi ma anche gli altri ospiti della Casa. Mi hanno accolto come un fratello, quando ero Ernesto, senza conoscermi e quando ho ritrovato la memoria hanno continuato a chiamarmi così, pur conoscendo il mio passato. Voglio bene a tutte queste persone, anche per questo ho accettato di restare anche come operatore. Ora che è partita la campagna di vaccinazioni, spero che per la fine di questo anno, appena iniziato (2021) si possa uscire da questo tunnel e ricominciare a vivere. Ricomincerò da dove ho dovuto lasciare, fare tutte quelle cose che mi ero ripromesso insieme ad Anna. Le mi è stata sempre vicina, soprattutto nei momenti di sconforto e ora la sua forza infonde coraggio a me e a tutti gli altri. Abbiamo passato un Natale e un fine anno sottotono, per non dire sotto le scarpe. Vorrei trovare il modo per infondere fiducia a tutti, cominciando nel coinvolgerli nello scrivere la storia di ognuno di loro, fino all'arrivo a Villa Aurora, di chi ce l'ha fatta e di chi era sulla buona strada per riuscirci. Li terrò impegnati nel farmi raccontare passato, presente e futuro. Farli sentire protagonisti di questa storia che stiamo vivendo. Stavo pensando di proporre a Claudio una seduta di gruppo, ma nel momento che stavo avviandomi nel mio studio, ho incontrato Gina: testa bassa, non mi ha nemmeno salutato. Ho dovuto ricredermi per aver pensato che fosse per quell'avventura passata.

<<Che succede?>> le ho chiesto bloccandole il passaggio.

<<Stavo pensando ai miei colleghi dell'ospedale. Mi sento quasi in colpa per essere andata via. Dalle notizie che arrivano stanno rischiando la loro stessa vita e si ritrovano con pochi mezzi. Non hanno terapie intensive sufficienti, sono al collasso>>. Si sono avvicinati anche gli altri membri della Casa, udendo le parole di Gina, anche loro avevano un peso sul cuore.

<<Guardate, ho diviso tutti i tavoli. Dal matrimonio di Lisa erano rimasti tutti uniti, era un cenacolo. Ora dobbiamo mangiare a due a due>> disse Giovanna <<Per loro due va bene (parlava di Michele e Franca) non lo dico per invidia, sono felice per loro ma noi dobbiamo alzare la voce per farci sentire. In sala TV abbiamo distanziato le poltrone e, ironia della sorte, lì i tavoli li abbiamo dovuti riunire per mantenere le distanze quando giochiamo a carte ma sempre con le mascherine e il disinfettante. Non ci possiamo abbracciare e questo mi fa star male, sono una "abbracciona" per natura io!>> Quella frase ha fatto sortire una risata collettiva: rispetto al mondo esterno, siamo dei privilegiati.

<<Credetemi, anche a me manca il poter abbracciare. Per tanti anni non l'ho potuto fare perché la mia educazione snob non prevedeva di esternare così i propri sentimenti. Michele direbbe "educazione di 'sta minchia". Ora che ho imparato a dimostrare il mio affetto devo tenermi a distanza. Sappiate che con voi mi sento in famiglia, anche se un domani ve ne doveste andare in altri posti, per voi sono e sarò sempre Ernesto>>

Buon Anno a tutti noi e spero che per l'estate prossima si possa andare tutti al mare.

FINE