ERNESTO: CAPITOLO XVII° di Luigi Lucaioli

09.04.2023

CAPITOLO 17

<<Insomma, da quando me ne sono andato io, questa sala da pranzo è diventata il salone delle feste!>> queste parole erano di Romolo, venuto anche lui con sua moglie. Villa Aurora da esperimento era diventata un posto sicuro per quanti avevano perso la speranza di avere una vita degna di essere vissuta, grazie a persone come Claudio, Lisa, Anna, ma soprattutto ai fondatori, ancora oggi anonimi, che avevano creduto in questo progetto. Mentre ero assorto in questi pensieri, non mi ero accorto che mi stavano reclamando a gran voce. Il d.j., che oramai era diventato di casa, aveva preparato le basi delle canzoni che avrei cantato, a suo dire avevo una bella voce. I festeggiamenti proseguirono fino alle 19.00, poi salutammo Claudio e Lisa, che sarebbero partiti la mattina seguente.

Sapevo da Anna che la loro prima notte da sposati l'avrebbero passata nella casa di lui che, per tanto tempo, era rimasta chiusa, perché Claudio restava a dormire nella Casa. Per questo le due amiche erano state assenti per diverso tempo: avevano cambiato l'arredamento e i colori, come piacevano a Lisa. Cominciavo ad essere più ottimista sul mio futuro, ne ero sempre più convinto. Avrei affrontato il mio passato, comunque mi si fosse presentato, la mia vita sarebbe cominciata dai 45? Come diceva Claudio, basandosi sui miei ricordi appena riaffiorati.

Spentasi l'eco dei festeggiamenti, tornammo alla "normalità" della Casa, ma l'assenza di Claudio e Lisa si faceva sentire. Anna era sempre più stressata, doveva gestire quanto faceva Lisa e, al tempo stesso, istruire Gina, perciò decisi di non caricarla ulteriormente con le mie angosce, dopotutto lei non era una terapeuta, era la mia compagna. A questo pensiero me ne resi conto: sì, non ero più solo! E questa riflessione risvegliò in me un ricordo chiarissimo: avevo avuto una compagna, anzi, una moglie! Ecco perché, mentre accompagnavo Lisa all'altare, avevo avuto quel dejavù. Ma oramai avevo preso coscienza di quanto volevo dalla vita: vivere con Anna! Serenamente avrei affrontato quanto mi si sarebbe presentato davanti. E fra le tante novità, se ne stava prospettando una nuova: un buon futuro per gli ospiti della Casa, con possibilità di rifarsi una vita. A cominciare da Franca e Michele: con le nuove disposizioni tutti potevamo uscire per le incombenze domestiche, perciò a Michele fu "suggerito" di non andare sempre con Franca per gli acquisti al mercato ortofrutticolo, quindi cominciarono a notare che, quando rientrava, Michele andava subito a cercare Franca. Era più che evidente che fra i due ci fosse una bella intesa, era più che semplice attrazione che avevano provato quando si erano conosciuti. Stavo pensando che forse non avrei poi lasciato la Casa, mi sentivo bene e in quanto a famiglia, devo dire che era davvero molto grande!

La routine quotidiana girava molto bene, tutti svolgevano un ruolo ben contenti di far parte di quella famiglia. Ero più che ottimista e ripensando a quanto mi aveva detto Claudio riguardo al mio ruolo all'interno della Casa, potevo ritenermi felice, se la felicità potesse avere un termine di paragone.

Al rientro degli sposi, le donne corsero tutte intorno a Lisa, ma non per soddisfare la curiosità di sapere dove erano stati, (difatti fu annunciato da Claudio, una serata dove avrebbero mostrato video e foto della luna di miele) bensì per sapere come andava col pancione. Molte di esse, per il proprio trascorso burrascoso non avevano potuto godere di quella gioia. La gravidanza procedeva bene, i calcioni all'ordine del giorno, se fosse maschio o femmina non lo avevano voluto sapere. Solo che se fosse stato maschio lo avrebbero chiamato Ernesto, visto che quel nome al momento del mio "risveglio" completo, sarebbe sparito.

<<Sono venuta a salutare tutti. Non farò più parte di questa struttura, come avete visto, c'è già chi mi sostituisce. Auguro ad ognuno di voi che la permanenza in questa Casa, sia più breve possibile. E sì, certo che verrò a farvi conoscere l'erede del Dott. Martini … mi fa strano dire mio marito>>

Abbracciò Claudio e si allontanò accompagnata da Anna, mentre lui mi strinse la mano e mi abbracciò come un vecchio amico o un fratello.

<<Ho saputo dei tuoi progressi. Domattina ne parleremo, ma oggi devo dedicarmi a loro. Avevo promesso di fargli vedere foto e video del viaggio. Ci sono luoghi dove vivevano alcuni ospiti della Casa>>.

Diedi una mano ad Anna per allestire la sala TV, mettendo tutte le sedie in fila, come se fosse un cinema (queste cose me le diceva Anna, non avevo memoria se mai avessi visto un film al cinema), voltandomi vidi due uomini che parlavano tra di loro. Stavo per andare incontro a loro, nel momento stesso che venivano verso di me.

<<Signor Delacroix, dobbiamo parlarle!>>

Rimasi interdetto, non riuscivo a parlare, sentii solo Anna che si era avvicinata.

<<Aspettate un momento, credo di capire di cosa si tratta. È meglio se chiamo il dott. Martini>>

Li fece accomodare e andò a chiamare Claudio, il quale arrivò immediatamente. Mi mise una mano sulla spalla e si rivolse verso i due che si presentarono come due intendenti della Polizia di Confine.

… A mano a mano che quei due parlavano, vedevo scorrere immagini davanti ai miei occhi: ero io! Stavo riacquistando la memoria del mio passato.

Mi chiamo Umberto Delacroix, che è il cognome di mia madre, con il quale aveva voluto assolutamente iscrivermi all'anagrafe per avere a pieno titolo tutti i privilegi che il mio lignaggio pretendeva. Di mio padre non so niente, se non quello che mi fu detto da lei. Mi fece studiare in Svizzera, praticamente rinchiuso in collegio fin quando non andai all'Università, dove lei stessa mi iscrisse. Sì, ora ricordo, ho due lauree: una in sociologia e una in antropologia. Ecco perché mi sentivo a mio agio nel relazionarmi con gli ospiti della Casa.

I due funzionari raccontarono lo svolgimento degli eventi degli ultimi mesi. Stavano dando la caccia ad una banda che rapinava le baite del territorio con una meticolosità scientifica. Per un caso fortuito, la Polizia poté intervenire tempestivamente durante un assalto ad una baita che, apparentemente, era antica, ma dotata di sistemi di allarme sofisticati, collegati alla Centrale più vicina, per questo era stato possibile un loro pronto intervento e i banditi erano stati obbligati alla fuga a piedi, su per la montagna. Vennero catturati in una baita da tempo disabitata (così si era creduto) ma quando gli agenti si erano messi a cercare la refurtiva, avevano trovato documenti e foto che appartenevano ad una persona che non poterono rintracciare, fin quando in Commissariato un agente riconobbe dalle foto, l'uomo che aveva perso la memoria. Era stato un agente di servizio quando il soggetto ignoto era stato ricoverato in ospedale in stato confusionale.

<<Questo è quanto. Qui ci sono tutti i documenti con i quali può richiedere un nuovo passaporto, una nuova carta d'identità e una nuova patente, se l'aveva. C'era anche un bancomat ma era stato annullato perché evidentemente il ladro, in diversi sportelli ATM di Torino e dintorni, aveva provato ad inserire un PIN troppe volte bloccandolo. Auguri anche per il suo matrimonio Dott. Martini e arrivederci>>

Ora tutto era chiaro! Stavo ricomponendo il mosaico della mia vita passata: ero stato sposato ma separato dopo solo tre mesi e poi il divorzio. La mia ex moglie si chiama Ginevra, andava d'accordo con mia madre. Solo quando se n'era andata di casa avevo capito perché la seguisse in tutte le serate mondane: le piaceva fregiarsi del titolo nobiliare, sì, perché io sono un conte. Ripudiavo quel titolo, la monarchia era caduta da un pezzo, l'Italia era una Repubblica. A lei piaceva la vita di lusso e quello che definiva il bel mondo. Le avevo sempre detto che una volta sposato, non avrei più usato nessun titolo e lei, per ingraziarsi le mie attenzioni, aveva accettato di andare a vivere nella baita di famiglia, determinata a convincermi a godere a piene mani del lusso che la vita mi offriva. Dopo il matrimonio, appena si era resa conto che era veramente quello il genere di vita che volevo, non aveva accettato di portare le sue cose in baita. Aveva resistito tre mesi, facendo la spola tra la villa e la baita. Al terzo mese provò a darmi un ultimatum: o lei o la vita "squallida" che volevo darle io. Andò su tutte le furie quando le risposi:<<Non devi neanche penare a riportare tutto via, ti bastano le tue gambe dal momento che non ci sono né l'auto di famiglia né l'autista>>

Sorvolo sugli appellativi che mi affibbiò in quel momento. So soltanto che se ne andò e di lei sentii parlare da un avvocato: aveva bisogno del mio consenso per espatriare e per la separazione legale. Cose che feci di buon grado e disgustato di tutto, mi allontanai definitivamente dalla città per restare a vivere nella baita, senza TV. Solo una radio stereo per ascoltare i miei cd e iniziare a scrivere. Avevo da tempo questo desiderio e ora che potevo recuperare quanto avevo scritto, avrei continuato ma solo dopo aver terminato quanto sto scrivendo ora.

Mi girai verso Anna, ma non fu necessario chiederle niente, i suoi occhi parlavano per lei.

<<Avevo pensato che ti avrei sposato comunque fosse andata. Mi preoccupava il fatto che non avevo un reddito, se non quello procuratomi con le traduzioni, ora invece posso dirti che abbiamo una villa e una baita e non so ancora quanto capitale sia depositato, dal momento che non me ne sono mai interessato>>