ERNESTO: CAPITOLO XVIII° di Luigi Lucaioli

13.04.2023

CAPITOLO 18

Con l'aiuto di Anna cominciai a riprendere possesso della mia vita. La parte burocratica era davvero estenuante; se avessi potuto avrei rinunciato volentieri, lo avevo già fatto ma ora avevo un motivo più che valido per tornare a vivere.

Davo per scontato che Anna avrebbe accettato tutto senza mai chiederle se volesse condividere la sua vita con la mia ma ora dovevo chiederle se accettava, glielo dovevo, aveva fatto e stava facendo tanto per me. Anche solo farmi da autista. Sì, ora ricordo, non avevo patente, avevamo un autista che avevo licenziato dopo la morte di mia madre e la decisione di vivere nella baita.

<<Ernesto, perché per me sei e resterai Ernesto, se me lo chiedi verrò sicuramente a vivere nella tua baita, se è questo che desideri, ma dovrò fare ogni giorno la spola tra su e la Casa. Non voglio lasciare il mio lavoro. Da quando mi sono laureata, mi sono sempre prodigata ad aiutare gli altri. Sarebbe un gran sacrificio perché dovrei affrontare ogni giorno, specie in inverno, le difficoltà di questi spostamenti>>

<<No, scusami tu. Sono talmente sopraffatto da tutti questi eventi che mi sono lasciato andare alla fantasia. Non voglio che tu lasci il lavoro, neanche per me, ma rispetto ai miei "fratelli" in questa Casa, fuori di qui ho una mia casa, non ho difficoltà di sorta, perciò posso fare una cosa: vendere la villa, acquistare una casa per noi e mantenere la baita. Se mi sarà concesso dalla Fondazione, collaborerò e se possibile, vorrei mantenere il mio lavoro di traduttore nel tuo ufficio e magari scrivere, così potremo stare insieme lo stesso>>

<<Bisognerà chiedere alla Fondazione se ti consentirà di lavorare qui e…>>

<<Gli introiti delle traduzioni potrei lasciarli per la Casa, a quanto pare ho di che vivere senza lavorare e poi ho da riprendere quanto stavo scrivendo, oltre a quanto mi è successo ultimamente. Rileggendo i miei appunti, sembra che volessi scrivere una sorta di poesia "Sussurra il vento tra le Alpi e ad ogni gola che attraversa, s'ode un suono diverso, un osanna alla montagna …">>.

Tutte le mie paure per quando avrei riacquistato la memoria, nel trovare i miei appunti scomparvero. Potevo riprendere la mia vita da dove era stata interrotta, con tante cose in più: amici veri, una famiglia ma, soprattutto, una donna. Anna si era innamorata di me, fin dal primo momento, senza chiedermi chi fossi e istintivamente anche io mi sono affidato completamente a lei, che oltre ad essere una bella donna, era una bella persona, due occhi che mi ispirarono fiducia al primo sguardo. Ed ora si stava avverando quanto mi aveva detto lei:<<Se scoprirai che hai una famiglia, una moglie o una compagna, ti lascerò andare senza storie, ma sappi che mi sei entrato nel cuore e ci resterai>>. Quando mi ero ritrovato a far l'amore con lei, avevo sentito fin da subito che non era solo attrazione fisica, né uno sfogo da astinenza come era successo con Gina.

Dopo aver parlato con i capi supremi della Fondazione, Anna e Claudio mi dissero che potevo far parte dello staff, che la mia collaborazione aveva fatto sì che si era aperta una breccia tra la Casa e la cittadinanza, che aveva portato gli ospiti ad aver più fiducia nella struttura. Dai primi risultati, i tempi di permanenza nella Casa si erano notevolmente ridotti. Questo avrebbe permesso di accettare nuovi ospiti in tempi molto più brevi di quanto era successo da quando era stato aperto il Centro e a seguito di questo, aveva accelerato il progetto di aprire altri Centri in altre città. Una brutta esperienza dovuta alla mia aggressione aveva portato una nota positiva non solo a me. C'era solo una nota amara: la morte di Aldo. Ma credo che questa triste storia abbia fatto sì che da ora in poi, l'obiettivo della Fondazione non sia solo quello di reintegrare nella società, quanti avevano affrontato un triste capitolo della propria vita, ma anche di ridare fiducia e ritrovare quello che fa girare il mondo: l'amore.

Fui convocato anche io dai capi della Fondazione. Mi ribadirono quanto avevano detto a Claudio e Anna, in più una cosa che neanche Anna avrebbe dovuto sapere, fin quando io non le avessi chiesto di sposarmi: la Fondazione avrebbe sostenuto tutte le spese più il viaggio di nozze. Tutto da celebrare in Casa, con rito civile, dato che ero stato già sposato. La prima cosa che ho fatto appena ottenuti i documenti, è stata richiedere la pubblicazioni del matrimonio: Umberto Delacroix, nato a Berna (CH) il 10 Agosto 1974 (quindi nato in Svizzera, ovvio, con una madre così, però ho sempre ho sempre avuto la cittadinanza italiana, anche quando frequentavo il collegio svizzero). Non mi ero solo riappropriato della mia identità, ma della mia vita! Ero finalmente libero da tutti quei legacci che la "condizione sociale" mi imponeva. Potevo ben dire di essere nato a 40 anni. Il medico che mi aveva visitato la prima volta aveva detto "circa". Si era sbagliato di poco: ne avevo 38 quando ero stato rapinato. Sono due anni che vivo a "Villa Aurora", due anni così intensi che, anche ora che ho riacquistato la memoria, vorrei dimenticare tutto il mio passato. Non avevo mai potuto socializzare, l'"etichetta" imponeva certe regole rigide, fredde, asettiche. Tutti quei giochi che vedevo fare dai miei coetanei quando andavo in vacanza, per me erano tabù. Sentivo le loro risate, ma non dovevo avvicinarmi. Qui a "Villa Aurora" ho capito, visto e sentito il calore umano, ci si abbraccia, si ride e si piange per poco. Ripensando tutte queste cose, sento di dovermi fare un esame di coscienza: perché pur ripudiando quel mondo usufruivo dell'appannaggio che mi versavano cospicuamente? A mia discolpa posso solo dire che, pur con due lauree, non ero in grado di lavorare, invece nella Casa, quando ancora non ricordavo chi fossi, ho iniziato subito a lavorare alle traduzioni come mi aveva proposto Claudio, e mi era restato semplice relazionarmi con tutti gli ospiti che provenivano da quel mondo dal quale la mia famiglia mi aveva sempre tenuto lontano. Insomma sì, sono nato veramente ora. Fino a ieri mi spaventava affrontare il futuro. Ora sono vivo, mi sento di far parte di una comunità e a quel che mi sta succedendo, sono anche amato e tenuto in considerazione.

Era la seconda volta nella mia vita che altre persone organizzavano il mio matrimonio.

Ma a differenza della prima, dove non ho mai visto né sentito nessuno degli organizzatori e, al momento della cerimonia, tutto mi era sembrato rigido, freddo e asettico ora c'era un via vai festoso, una vitalità da parte di tutti gli ospiti della Casa: tutti erano coinvolti. Tutti invitati solo col passaparola, senza partecipazioni scritte con tanto di stemma. Nessuno mi chiede dove voglio avvenga la cerimonia. Una tacita intesa aveva fatto sì che tutti si mettessero in moto. Quando accennai a Claudio che avrei voluto anche tutta la Giunta comunale:

<<Tranquillo, ci saranno, e anche tutti i Fondatori di "Villa Aurora">>.

Mi disse che, grazie a me, da quando ero arrivato nella Casa, le cose erano migliorate fino al punto che potevo "lasciare" la Casa come ospite, per ricoprire il ruolo di collaboratore e che avrei potuto continuare ad usufruire della camera di Anna, visto che saremmo stati coniugi e quindi non dovevano "chiudere un occhio" che alla luce dei fatti, permettere agli ospiti in intrecciare le loro vite, aveva dato ottimi risultati. Claudio mi disse poi che quanto successo ad Aldo, sarebbe accaduto anche al di fuori della Casa, perché sia lui che Franca non si erano mai aperti con Anna e Lisa, che erano lì proprio per cogliere quelle loro confidenze che avrebbero permesso di aiutarli.

Come da tante mattine, mi svegliai che Anna era già uscita, doveva supplire al lavoro di Lisa fin quando Gina non fosse stata in grado di operare da sola. E proprio mentre stavo andando a prendere un caffè, la incrociai nel corridoio.

<<Buongiorno Ernesto, e auguri per tutto. Ti senti ritrovato finalmente>>

<<Saprai che mi chiamo Umberto. Non vedo il programma settimanale, scomparso anche il tabellone…>>

<<Per me eri e rimarrai Ernesto, che è anche meglio di quel nome sabaudo! Claudio e Anna stanno rivedendo i turni di servizio degli ospiti, ma tu non ci sarai. C'è un cambio di "destinazione d'uso">> lo aveva detto in maniera scherzosa, pertanto la presi come una battuta.