ERNESTO: CAPITOLO XII° di Luigi Lucaioli

10.03.2023

CAPITOLO 12

Questo turbinio di avvenimenti mi aveva fatto dimenticare (sembra un paradosso), perché fossi lì. Stavo pensando: come faceva Claudio a sostenere tutte queste cose? Si era dedicato completamente agli ospiti della Casa, con una dedizione che andava oltre il suo dovere di analista. Non c'è che dire, nato a 40 anni, ma sto recuperando gli anni non vissuti così intensamente, che già mi sento vecchio. Ho tutto questo, mi manca Anna! Volevo trovare un momento non solo per fare l'amore, ma anche per dirle del mio stato d'animo, le sensazioni che provavo, non come le dicevo a Claudio, ma alla donna che amavo e che desideravo intensamente. Facemmo l'amore più e più volte, con bramosia, la tenevo stretta a me al punto che lei quasi spaventata, mi chiese:<<Ma non avevi voglia di parlarmi? Di tutto mi aspettavo, non questo tipo di linguaggio!>>

Feci una doccia e mi sdraiai accanto a lei, su quella che ormai era diventata la nostra alcova. Restammo sdraiati in terra fino all'alba. Le dissi sinceramente e con convinzione che non sarebbero sorti impedimenti da parte mia, desideravo che lei mi aiutasse, fin dove era possibile, a trovare un lavoro che mi permettesse di provvedere a me stesso, per andare a vivere insieme.

<<Tu non immagini quanto possa farmi piacere quello che mi stai dicendo, purtroppo devo frenare il tuo entusiasmo. Quello che io provo per te, lo dissi fin dai primi giorni che ti ho conosciuto, ma non voglio fare progetti per il futuro, per evitare una eventuale delusione se dovessimo dirci addio>>.

Le chiesi scusa, come sempre era molto più ragionevole di me, mi ripromisi di non toccare più questo argomento.

Qualcosa si era spento in quella Casa: i due "caciaroni", Aldo e Romolo, non c'erano più e nemmeno le loro risate, i loro sfottò. Quella sottile ironia che avevano quando giocavano a carte che si capivano solo loro e se i loro compagni di gioco si arrabbiavano, erano risate a crepapelle. Ci voleva qualcosa che risollevasse il morale a tutti gli ospiti. E come per altri frangenti, intervenne Lisa: organizzò un karaoke! Ne stavo imparando di cose da quando ero alla Casa-Famiglia! Anna mi spiegò in cosa consisteva il karaoke. Lisa contattò il dj che aveva fornito, gratis, le attrezzature e le musiche per il matrimonio di Romolo, che accettò di buon grado: lo avrebbe fatto gratuitamente ancora una volta, gli bastava la cena e che pagassimo la SIAE, altra cosa che imparai. Sembrava che stessi facendo un corso intensivo di apprendimento, e la cosa mi piaceva. Avevo voglia di sapere, di conoscere, quasi quanto avevo scoperto nel fare all'amore (come mi aveva detto Anna una volta, sembrava che per fosse la prima volta). Amavo Anna, non posso dire perché, so solo che amavo anche quel suo essere razionale ma, al tempo stesso, quel trasporto che ci faceva dimenticare dove ci trovassimo e scordavamo tutto. Tempo e spazio non contavano più.

E venne la sera del karaoke: mi offrii volontario per aiutare dj Mario, così come era scritto sullo striscione che si era portato dietro: SERATAKARAOKE con il D.J.MARIO. Mi feci spiegare da lui cosa si sarebbe fatto e quando mi disse di scegliere i brani che avrei voluto cantare, rimase interdetto quando risposi che non potevo e lui, credendo che la mia fosse timidezza o ritrosia, mi spiegò che tutti al primo impatto, a meno che non fossero abituati a cantare in pubblico, provavano vergogna, così dovetti spiegargli perché non era possibile per me. Rimase meravigliato della mia storia. Non ne aveva sentito parlare e la TV non la vedeva mia. Quando non era impegnato per lavoro, se ne stava nel suo garage che si era attrezzato per fare musica, aveva sentito delle canzoni e stava cercando di scriverci la musica.

<<Ok, allora mi farai da supporto se ci dovesse essere qualche problema. Per prima cosa controlla dove si trova l'interruttore generale della corrente, di solito l'energia delle abitazioni non regge il carico di questa portata. Dovrai fare in modo che ci sia meno dispendio di energia, se non necessaria>>

Con l'aiuto di Anna facemmo il giro della villa e mi fece vedere dove si trovava il contatore generale. Girammo tutta la casa: soffitta, scantinati, tutti quei luoghi dove spesso ci si dimenticava di staccare la corrente. Camminavo dietro ad Anna per osservarla, e pensavo a tutte quelle cose che avevo visto in TV, in tante serate passate più per curiosità verso gli altri ospiti che per mio interesse. Alle ospiti della casa piacevano soprattutto i film d'amore e a nulla valevano le recriminazioni degli uomini, anche perché Claudio compreso e io subentrato, si era sempre in minoranza. Tante situazioni che sfociavano nell'amore per qualche cosa di determinato da altri fattori. Ma allora io e Anna avallavamo la tesi del "colpo di fulmine" come lo chiamavano alcune delle ospiti? Non ci eravamo mai visti fino al giorno che non ero entrato nella Casa, eppure appena l'avevo vista mi ero dimenticato il profumo della pelle di Gina che ancora avevo addosso. E per lei era stato altrettanto, se non di più.

La sera del karaoke ero pronto al ruolo di addetto alle luci e assistente. Dopo i convenevoli di benvenuto, agli ospiti che avevano aderito all'iniziativa, si passò a ricordare le persone che erano entrate e, chi più chi meno, a esser parte della nostra vita, Mario il dj introdusse tutti a come si sarebbe svolta la serata: avrebbe messo dei brani che lui avrebbe cantato guardando uno schermo dove scorrevano le parole. Questo per prendere confidenza con il "display" e cantare, possibilmente andando a tempo, seguendo il testo che scorreva sul monitor. Fu la serata di grandi risate sentendo alcuni degli ospiti della Casa "ragliare" con il microfono in mano e niente affatto contrariati che noi si ridesse, si univano alle nostre risa. Ero talmente divertito nel sentire quel "frastuono" di voci ma al tempo stesso mi beavo del tutto. Avevo Anna al mio fianco che ogni tanto sentivo canticchiare al punto che, quando tutti se ne accorsero, fu una richiesta generale: doveva esibirsi anche lei! Riluttante si fece avanti, confabulò un momento col dj e prese in mano il microfono: ascoltava le prime note in raccoglimento, quasi religioso, poi iniziò.

"Is this the real life…" restai a bocca aperta nel sentirla cantare fino a "to me to me" e al nuovo attacco "Mama, just killed a man…" Anna ammutolì! Ero io che cantavo! Tutti gli ospiti tacquero, risuonava solo la mia voce… ma appena accennai a smettere, Claudio, avvicinatosi a me, mi disse di continuare! Conoscevo quella canzone, era "Bohemian rapsody", nella mia mente sapevo di averla già sentita e cantata mentre la ascoltavo. Capii, come mi aveva spiegato Claudio, che stavo riacquistando la memoria.

<<Godiamoci la serata, continuiamo a cantare. Domani approfondiremo questo argomento>> mai fui contento come la mattina dopo, di fare una seduta con Claudio, ma al tempo stesso, pensavo che sarebbe stata la fine di qualcosa appena iniziato. Quella notte non riuscii a dormire, e costrinsi anche Anna, che oramai dormiva da me (avevamo unito due letti e due materassi, perché nella Casa non c'erano letti matrimoniali), a restare sveglia e, per quanto cercasse di calmarmi, perché sapevamo che un giorno sarebbe successo, non riuscii a togliermi quella agitazione di dosso. Sapeva come calmarmi: con un dito cominciò a sfiorarmi la fronte, poi sempre più giù, mi baciò… e il mondo scomparve nel suo abbraccio.