DIARIO SEGRETO DI LAURA K. di Luigi Lucaioli

23.10.2020

DIARIO SEGRETO DI LAURA K.

1 . Prologo.


Mi chiamo Laura, 28 anni. Ovviamente tutto ciò che mi riguarda sarà modificato con nomi e luoghi diversi. Capirete perché, leggendo le mie confessioni. Ho un lavoro che mi permette di vivere ed avere molto tempo libero che dedico al volontariato, al telefono rosa. Questo perché a 13 anni fui stuprata da mio padre, fino ai 18, quando finalmente potei andarmene di casa, con la vita segnata e un gran disgusto per gli uomini, che ancora oggi mi porto addosso. Fin qui storia di ordinaria follia, infatti è risaputo che la maggior parte dei casi di violenza, avviene tra le mura domestiche. Vivo sola. Non riesco, malgrado le sedute dallo psichiatra, a vivere con un uomo, neanche a farmi sfiorare. Ho scelto di dedicarmi al telefono rosa, per il mio vissuto, ma da tre anni a questa parte, qualcosa è cambiato. Sono stanca di sentire che, ogni giorno, tre donne vengono uccise da coloro che dovrebbero amarle. Avrete intuito: sì, mi sono sostituita alla Legge! Quella K sta per "killer". E' scattato in me qualcosa che covavo fin dai 13 anni: uccidere mio padre! L'occasione me la fornisce l'ascolto di tante donne, vittime di questi mostri, ascoltando le loro storie, facendomi raccontare i più piccoli particolari, riesco a conoscere luogo e abitudini del mostro. Da lì tutto diventa facile, a volte mi meraviglio io stessa di come posso avvicinare la mia prossima vittima, circuirla una volta riuscito l'approccio (in questo gli uomini sono degli emeriti cretini, si sentono grandi conquistatori), non mi resta che creare l'occasione, per vendicare un'altra donna. Non provo nessun rimorso, nel fare questo. Anzi, leggendo i commenti sul web, perché i media non ne fanno gran rumore, sento che la gente é con me. Per loro sono IL VENDICATORE. Vorrei gridare al mondo: <<Sono io, sono una donna! Maschi,tremate, le vostre aberrazioni, saranno ripagate!>>, ma non sono ancora appagata, fin quando aprendo il giornale, sentirò di un altro omicidio, continuerò, se non sarò fermata prima.

Sto leggendo l'Almanacco degli avvenimenti dell'anno appena trascorso. Un lungo elenco di donne uccise per mano dell'uomo. Vengono catalogati come casi di "femminicidio". L'articolo non approfondisce le notizie, informa semplicemente i lettori che molti casi restano insoluti o si risolvono con condanne così irrisorie che, a mio avviso, sono quelle che istigano all'emulazione, innescando una spirale senza fine. Dei 10 omicidi da me compiuti, non c'è traccia e questo mi fa arrabbiare ancora di più. No, non è perché ricerco la fama, vorrei solo far sì che molte donne si ribellassero e reagissero. Ovviamente se si chiede alla stampa del perché di questa lacuna, risponderebbero che non si può istigare alla vendetta e all'omicidio. Credo che così di uomini (almeno qui in Italia), ce ne sarebbero molti meno. Forse sarà il caso che io faccia un salto di qualità: dal telefono rosa, passerò a far volontariato al Centro Antiviolenza. Date le mie credenziali non è stato difficile essere cooptata nell'Associazione. Ho dato la mia disponibilità per tre giorni a settimana, per avere tutto il tempo per poter organizzare quanto cinicamente, scientemente, sto architettando: vendicare quelle donne uccise dai loro uomini che la Legge, per cavilli, eccesso di garantismo, rimette in libertà. Ed anche quando vengono condannati se la cavavano con pene assolutamente non consone all'efferatezza dei delitti. Di una cosa sono sicura: dovranno prendere provvedimenti più drastici, con leggi veramente severe. Ora come ora, quando si parla di ergastolo, ho sempre creduto significasse: FINE PENA MAI. In realtà però, quando un uomo a 30 anni, qualora venisse condannato, a 40 già si ritroverebbe libero di rifarsi una vita, ma le loro vittime? E i loro familiari? Qui non si tratta di vendetta, ma di fare Giustizia giusta!

2 . ASSUNTINA/FRANCA.

Non era passato un mese da quando avevo iniziato il mio volontariato al Centro antiviolenza, quando dall'altra parte del telefono una voce disperata chiedeva aiuto. Il marito, già condannato a tre anni per tentato omicidio, uscito di galera aveva continuato a minacciarla e, benché a seguito dell'ennesima denuncia era stata emessa una ingiunzione di non potersi avvicinare a lei, era tornato: l'aveva di nuovo picchiata e minacciata con un coltello alla gola. E quando lei lo aveva implorato di non picchiarla più, non contento, l'aveva sodomizzata. Si era reso necessario trovarle un alloggio in una struttura protetta. Nel sentire il racconto di Assuntina, così si chiamava la donna, che era un mese in coma a seguito di quelle percosse, riprovai lo stesso dolore e lo stesso disgusto per quanto io stessa avevo subìto. Ferite che ancora non si erano rimarginate, né mai accadrà. 

"Questo sarà la mia prossima vittima" pensai.

Così nei giorni a seguire, presi ad andare da "Franca" (avevamo scelto al Centro di cambiare nome alle donna che assistevamo). Mi feci raccontare tutto di lei. Seppi che era della Calabria. Era venuta al Nord (non aspettatevi che dica la città), appena quindicenne, presso una famiglia, come servetta. Mi fece vedere delle foto, era bellissima, classica bellezza meridionale, con tanti sogni ma anche con tante inibizioni e tabù che le erano stati inculcati fin da piccina. Finite le elementari, non l'avevano più mandata a scuola.

<<Tanto che serve, è una femmina, troverà marito e farà la donna di casa>>

Poi a 15 anni, decisero di mandarla a servizio, piuttosto che avere una bocca in più da sfamare. Se da una parte le procurò dolore, fu solo perché lasciava sua madre e le due sorelle, ma era contenta perché non avrebbe più subito le percosse di suo padre. Magra consolazione, perché fin dai primi giorni si ritrovò a fare i conti con la realtà: era una schiava. Le avevano insegnato solo dove doveva andare a fare la spesa. Quello era l'unico tempo libero che passava fuori di casa. Neanche la Domenica, quando loro uscivano per la Messa, a lei non era concesso. Fu in quelle occasioni, quando si fermava dall'ortolano, che si accorse che dall'altra parte della strada, c'era un'officina dove lavorava Giuseppe, che poi sarebbe diventato suo marito. Anche lui del Sud, emigrato per imparare un mestiere. Più grande di lei, aveva 18 anni. I primi tempi lui si limitava a farle un sorriso e un cenno con la mano. A "Franca" batteva il cuore, un po' perché quel ragazzo le piaceva, ma anche per timore, perciò affrettava il passo per tornare a casa. Non le sembrava vero che qualcuno si interessasse a lei. Così quando si ritrovava nella sua cameretta, ricavata da un sottoscala, senza finestra, cominciava a fantasticare su quando si sarebbe sposata, sull'avere una casa tutta sua. Intanto i mesi passavano e lei viveva le giornate pensando a quando avrebbe potuto uscire di nuovo e vedere quel meccanico che le sorrideva sempre. Finalmente arrivò il giorno in cui lui attraversò la strada e si fermò davanti a lei, impendendole di andare avanti.

Raccontandomi queste cose "Franca" si era resa conto che, in quella occasione, non fu come lei pensava dovesse essere. Anzi, sembrava più un interrogatorio che un corteggiamento. Tranne che dirle: "Quanto sei carina>>,  il resto fu solo:  <<Quanti anni hai? Da dove vieni? Hai un fidanzato?>>

Quanta ingenuità! Quanta ignoranza! Lei si era limitata a fare un cenno di no con la testa riguardo al fidanzato, e a capo basso, rossa per la vergogna, gli disse come si chiamava e da dove proveniva. Scoppiò a piangere ed io le lasciai sfogare, mentre inseguivo i miei pensieri e quante volte avevo desiderato fermarmi, avere una vita sociale, una famiglia. Ma nelle rare occasioni in cui avevo provato ad allacciare rapporti con uomini, vedevo scorrere davanti ai miei occhi le immagini di quelle bestie che avevano massacrato di botte le loro compagne, le foto di tutte le vittime di quelle barbarie che i media definiscono femminicidio. Quando "Franca" riprese il suo discorso, mi convinsi che no, non potevo fermarmi. Sorrisi al pensiero dei tanti discorsi, analisi, approfondimenti, fatti da sociologi, criminologi, tuttologi, psichiatri, ognuno mi descriveva in maniera diversa. Avevo dato modo a loro di mettersi in mostra, sfoggiare la loro presunta saggezza poi, come sempre accade, per un po' il silenzio. Qui in Italia ce ne sono di argomenti per mettersi in primo piano, come gli eventi sismici, argomento che provoca discussioni, accuse, ricerca di cause, di progetti di intervento, rimbalzi di responsabilità, per poi cadere nel dimenticatoio, senza poi aver veramente risolto i problemi. Già immaginavo i titoli dei giornali le tavole rotonde alla TV, dopo che aver compiuto questo "atto di giustizia". Ora, però, era tempo che mi muovessi. Non ho dovuto neanche aspettare molto per attuare il mio piano. Ero stata io stessa ad aiutare "Franca", sapevo qual'era la casa dove lui abitava e il posto dove lavorava. Non mi rimase altro che prendere alloggio in una pensione di quel quartiere e studiare le sue abitudini, seguirlo dopo il lavoro per creare l'occasione per avvicinarlo "casualmente". Sarebbe stato più facile trovare la scusa di un guasto alla macchina, ma questo avrebbe comportato, in caso di indagini, che ovviamente ci sarebbero state dopo la sua morte, e inevitabilmente sarebbero risaliti a me, al perché mi trovassi lì, ma mi ero sempre più affinata nell'organizzare le cose per restare sempre nell'ombra. A volte anche il caso ci mette del suo. La sera dopo mi trovato in una piccola trattoria per la cena ed incredibilmente, ho visto lui che entrava sottobraccio ad una donna. Proprio lui! Quello che, nelle sue dichiarazioni, sosteneva che il suo comportamento nei confronti della moglie, era dovuto alla gelosia che lei provocava! Bene! Un motivo in più per non avere scrupoli, né rimorso nel togliere dal mondo questo essere schifoso. Sono sicura che parleranno di me, del mio comportamento, come causa di quanto avevo vissuto. Parleranno di soggetto fortemente disturbato che, senza dubbio, aveva subito a sua volta delle violenze. Se in parte può essere vero, nessuno sa, né credo saprà mai, che invece sono una donna che malgrado il mio passato, ho ancora voglia di innamorarmi, di essere amata. Forse un giorno mi succederà e magari smetterò di rendere giustizia a tutte quelle donne vilipese. Fino ad ora però, malgrado ci abbia provato già tre volte, sono sempre fuggita a gambe levate, trovandomi davanti a persone che rientravano nei canoni del tipico maschio padrone e conquistatore. Non starò a raccontare i dettagli di come verrà ritrovata la vittima: legato mani e piedi al letto, evirato e sodomizzato. Per i posteri scrivo solo che non mi fu difficile farmi "rimorchiare". Mi è bastato passare davanti all'officina, gonna corta, chinarmi a raccogliere un oggetto e sorridere in modo ammiccante al fischio ed ai complimenti che erano seguiti. In questo mi aiuta molto avere un bel personale. Uomini? Tanto duri, tanto forti, poi basta mostrare loro qualcosa e l'unica cosa che mettono in funzione è lo scroto. Cinque minuti mi ci sono voluti, un vero record! Lui che attraversa la strada, mi fa la ruota intorno, io che faccio la titubante per poi cedere: <<Sei un bel tipo, intraprendente, mi piaci>>. Un appuntamento, io accetto e la sera stessa, tutto finito. Lì su quello stesso letto dove lui aveva seviziato sua moglie. Giustizia è fatta!

"OMICIDIO A LUCI ROSSE - trovato cadavere di un uomo ammanettato al suo letto. I vicini sentivano un forte odore provenire dall'appartamento. Probabilmente morto già da diversi giorni. La scena che si è presentata alla scientifica, lascia supporre che sia la conseguenza di un gioco erotico spinto fino all'estremo. Tutte le ipotesi sono aperte".

Questa è la notizia finita sui quotidiani a tiratura nazionale. Per me significa che sono in alto mare, nel giro di una settimana smetteranno di scrivere, cercando qualche notizia per riempire quel vuoto. Ne avrei di cose, da far riempire non solo pagine di quotidiani, ma trattati interi di criminologia. Fino a qualche anno fa i criminologi erano conosciuti solo dagli addetti ai lavori. Ora, troppo spesso li vedo nei vari talk-show che i media propinano. Si sentono delle star del tubo catodico. Qualche volta sono tentata di scrivere loro: "Ma se siete così bravi e scientifici, come mai non siete mai d'accordo?"

3 . RIVELAZIONE.

Sono passati tre mesi. In questo periodo al Centro Accoglienza abbiamo dato supporto ed un nuovo alloggio a tre donne che, per fortuna, hanno avuto il coraggio di allontanarsi dai loro compagni, al primo accenno di violenza. Potrà sembrarvi assurdo, ma ne ero felice. Se tutte si comportassero così, ci sarebbero meno donne uccise e meno figli senza madri, ed io potrei vivere la mia vita! Quante, troppo notti passate insonne ad immaginare una vita con un uomo accanto, dei figli .... Ormoni impazziti, voglia di sesso, al punto che alcune sere fa, dopo una pizza con le colleghe del Centro, sono stata invitata da Giulia a restare a dormire da lei, perché abita lì vicino.

<<Tu abiti lontano, così domattina andremo insieme al lavoro, visto che abbiamo lo stesso turno>>.

Lei si è molto aperta con me. Provo un po' di rimorso ad aver evitato le sue domande sulla mia vita, anche se a volte sono stata tentata di lasciarmi andare: sento il bisogno di confidare il mio segreto, e con Giulia sono stata sul punto di farlo, di abbandonare le mie difese quando, con il dorso della sua mano, prese ad accarezzarmi sul braccio. Non so ancora come descrivere quella situazione, io che sono, o almeno credevo fino ad allora, una etero, sentendo scorrere la sua mano, ho sentito i capezzoli indurirsi. Lei se n'è accorta e sorridendo: <<Vedo che non sei insensibile>> e mentre lo diceva, aveva iniziato a titillarmeli. Sentii un calore sciogliermi tutta e quando lei si è accostata per baciarmi, non mi sono tirata indietro.

IO HO FATTO L'AMORE CON UNA DONNA! -

Non so se fosse dovuto ad una esplosione ormonale, o perché era da tanto che non avevo un rapporto, di certo nelle mie fantasie non lo avevo immaginato così, ma non posso negare, neanche a me stessa, che la cosa mi sia piaciuta! E deve avermi fatto anche molto bene, perché dopo mi sono addormentata e per la prima volta, dopo tanto tempo, ho fatto un sonno senza incubi. Fino al mattino seguente, quando svegliandomi, ho trovato un biglietto "La caffettiera è già pronta, basta metterla sul fuoco. Esco prima. Ci vediamo al Centro"

Guardai l'orologio: le 10 del mattino! Raggiunsi il Centro scusandomi per il ritardo. Ho passato la giornata ad aggiornare l'archivio. Dati, statistiche, provenienza e cultura delle persone coinvolte in fatti di omicidi e violenze domestiche. L'unico dato certo e costante è proprio questo: la violenza domestica non è determinata dalla condizione sociale o dal grado di istruzione scolastica. Ma tutte queste cose servono più a loro, gli addetti ai lavori. Non so a cosa possa servire farci degli studi sopra. Io so solo una cosa: chi uccide, ed in quel modo, non merita di continuare a vivere! Finché potrò io farò Giustizia! È per questo che mi presto a questo lavoro da topo di biblioteca, acquisto sempre più fiducia da parte dei colleghi che mi ritengono molto coscienziosa nel mio lavoro e, allo stesso tempo, prendo visione di indirizzi, città ed informazioni che mi aiutano ad agire in sicurezza.

<<Mi inviti da te stasera?>> non fui sorpresa dalle parole di Giulia, anzi me le aspettavo. Per questo avevo accettato di fare il turno di notte al centralino, ed erano molte le ragioni: 1° volevo capire se quanto accaduto con lei, fosse il frutto di una prolungata astinenza dal sesso; 2° non potevo portarla a casa mia, dove c'erano foto, articoli di giornali, nomi ed indirizzi delle mie vittime. E poi, posso lasciare che entri nella mia vita? Sono diffidente e poi in fondo non la conosco. Se avesse intuito un legame tra le vittime di quando ero al telefono rosa ed il marito di "Franca"? Ero stata più che attenta. Nessuno mi aveva visto (se non una donna in pantaloni e giacca di pelle nera e capelli neri)

<<Mi spiace, ho scambiato il turno con Valentina. Non immaginavo che volessi ancora rivedermi>>

NE HO TROVATO UN ALTRO!! Rimettendo al posto l'archivio, ho trovato la cartellina di una donna uccisa, ritrovata in un canale. Il marito aveva denunciato la sua scomparsa 15 giorni prima che venisse ritrovata cadavere. Benché gli inquirenti avessero messo sotto torchio l'uomo, nulla era emerso a suo carico, per cui era stato rilasciato. Sono sicura che questa cartella non è stata più letta da nessuna delle donne del Centro. Evidentemente neanche si ricordavano di aver avuto dei contatti con lei, forse perché dopo essersi rivolta a loro, aveva detto che voleva provare a salvare il suo matrimonio: da quanto ho letto lui era un gran puttaniere e la moglie, dopo l'ennesima volta che lo aveva implorato di non tradirla, l'aveva riempita di botte.

E LEI SI ERA SENTITA IN COLPA PER AVERLO FATTO ARRABBIARE! 

Sto studiando le prossime mosse per fare di nuovo giustizia. TROVATO! Eccolo il macho, grazie ai social è facile leggere le persone più di quanto loro stesse possano confessare. Le sue foto rispecchiano il tipo che immaginavo fosse. Tartaruga e "pacco" sempre in primo piano. Amicizie: solo femminile.

<<Chi di pacco ferisce, di pacco perisce>>

Ho passato una settimana a comprare tutti i quotidiani a tiratura nazionale. Solo due testate hanno scritto di un cadavere rinvenuto dopo circa una settimana dalla morte. Sicuramente la scelta di non pubblicare in prima pagina e dare risalto alla notizia, è stata presa per non innescare spirito di emulazione prima di tutto. Ma, soprattutto, perché gli inquirenti sono in alto mare nelle indagini e non vogliono fare la figura di incompetenti. Già c'erano state polemiche con i R.I.S. per come avevano svolto indagini per altri delitti. Non volevano diventare il capro espiatorio dell'inefficienza dello Stato. Ma non hanno tenuto conto della forza divulgativa di internet. Su Facebook, su Twitter circolavano post, link e vignette più che esplicite riguardo al delitto, al punto che i media ricominciarono con i loro talk show a parlarne. E di nuovo criminologi, sociologi, psichiatri e tuttologi, aggiungo io, furono chiamati ad analizzare questo fatto di cronaca del quale non volevano parlare esplicitamente, dicendo come era stato ritrovato il cadavere. Ma come tutti i "segreti di Pulcinella", anche questo venne alla luce, attraverso una talpa. A niente sono servite le censure, le cancellazioni. Ormai, loro malgrado, dovevano affrontare il problema.

Avrei voglio di gridare: <<Grandi esperti, avete sotto gli occhi le motivazioni di questo delitto! Troppo facile supporre sia da attribuire ad un marito od una donna gelosi per il tipo di vita che conduceva la vittima>>.

Ammanettato alla spalliera del letto, evirato, con il membro in bocca, non è un gioco erotico o di una donna gelosa anch'essa di essere stata tradita da un maniaco del sesso. Mi spiace solo per quelle donne trovate sul suo computer, che ora saranno tartassate e magari si vedranno rovinare le famiglie. Ma servirà anche a loro la lezione. Oltre a fare giustizia, vi ho dato modo di analizzare più a fondo i rapporti umani, la condizione della donna, troppo per voi? Più comodo per voi trovare un colpevole, da dare in pasto alla massa, per mettere a tacere e nascondere tutta l'arretratezza di un popolo che si ritiene emancipato.

4 . UN'ALTRA RIVELAZIONE.

Oggi, nel giro di pochi minuti, ho provato mille sensazioni diverse: paura, emozione, gioia .... Ero di turno al centralino. Alzando gli occhi ho visto sulla porta d'ingresso, un uomo. Cosa insolita, perché da noi arrivano solo donne disperate ed impaurite. Bello, alto, affascinante e molto elegante, oltre che molto educato. E' rimasto fermo sulla porta fin a quando ho riattaccato il telefono.

<<Buongiorno, sono il Commissario Manfredo Gambarotta. Ho il cellulare di una donna che era venuta a fare denuncia. Una nostra ispettrice l'ha portata qui da voi. Vorrei che lo riconsegnaste alla proprietaria>>.

Non so se si fosse accorto che, mentre si presentava, a me veniva da ridere: aveva il bastone , sentirlo dire "Gambarotta"... (seppi poi che era stato vittima di un incidente durante un inseguimento). Di una cosa sono sicura: non ho tendenze lesbiche! Vedere quell'uomo ha risvegliato in me sensazioni che avevo dimenticato, o forse relegato in un angolo della mente, vista la mia diffidenza verso gli uomini. Lui però aveva qualcosa che aveva risvegliato i miei sensi. Si accorse del mio riso frenato, ma fu lui stesso a trarmi d'impaccio: <<Questa guarirà, ma resterò sempre un Gambarotta!>>

Ho provato una simpatia immediata per il suo aplomb e la sua ironia. Capì subito che non ero rimasta indifferente. Presi il biglietto da visita che mi aveva dato e, sfacciatamente, gli dissi: <<E' solo per chiamarla per questioni di lavoro?>>

Capì al volo il mio invito, affatto velato.

<<Assolutamente no. Spero di rivederla, non in questa ma in altre circostanze, senza parlare di lavoro>>.

Si può a 30 anni provare un'emozione così forte da far battere il cuore, come a una sedicenne? Si può eccome, ed era quello che avevo provato io. Rimasi a fantasticare tutto il giorno sul come, quando e cosa avrei fatto quando lo avessi incontrato. Per distogliermi da quel pensiero, per distrarmi presi a riordinare l'archivio. Non capisco perché continuino ad archiviare tutte quelle carte. L'unica risposta che potevo darmi era che fossimo sempre a corto di fondi. Molte volontarie provvedevano di tasca propria a comprare carta ed inchiostro per la stampante. Altre ancora avevano fatto qualche colletta per le spese di prima necessità per le donne che indirizzavamo in case protette. Provo rabbia nel pensare che i Centri di Recupero per i tossicodipendenti abbiano più fondi dei Centri come il nostro ai quali arrivano solo le briciole. Non voglio fare paragoni, non sono la persona adatta. Dico solo che se si avessero più mezzi e personale qualificato, adottando leggi più mirate, si potrebbe salvare la vita a tante donne. Ecco che risale in me la voglia di vendetta e di giustizia.

Oggi devo dire che la giornata è stata proficua: mentre ancora cercavo un pretesto per chiamare Manfredo, come se mi avesse letto nel pensiero, eccolo qui. Strafelice ed emozionata, ma non è qui per me. O meglio, è qui per servizio ma, col suo grado, poteva mandare un sovrintendente quindi, se ha deciso di venire di persona, lo è anche per me. Mi accenna un saluto e si dirige verso l'ufficio di Giulia. Ho i crampi allo stomaco, forse per paura che quando uscirà, se ne andrà salutandomi e basta? Così ingenua da essermi creata un film? Eccolo! Trattengo il respiro! .... <<Ciao, scusami per prima, ma dovevo sistemare una cosa. Prima il dovere e poi il piacere, e per me sarebbe un vero piacere, se tu accettassi di venire a cena con me. Non prendermi per uno troppo sfacciato ma, non sapendo se avrei avuto un'altra occasione per farlo di persona, ne approfitto ora>>.

<<Sincerità per sincerità, se non lo avessi fatto tu, ti avrei telefonato io. In tal caso ti sarei apparsa veramente molto più che sfacciata ma, se le circostanze sono queste, perché non coglierle al volo? Carpe Diem. Non siamo più due ragazzetti>>

<<Bene, mi fa piacere. Immediata e diretta, senza false ipocrisie. Se per te va bene, possiamo vederci stasera stessa. Ti va di andare a cena fuori?>>

<<Va bene. A che ora?>>

<<Dimmi tu, quando vuoi che passi a prenderti?>>

<<Non c'è bisogno che tu venga a casa mia. Vieni direttamente qui alle 20.00>>

<<D'accordo, a stasera allora>>

Fortunatamente porto sempre con me una sacca con qualcosa di ricambio ed altro, che ho messo nell'armadietto. Una precauzione che ho preso per qualsiasi imprevisto mi fosse capitato ed ora mi torna molto utile. Non posso permettermi di ricevere, tanto meno lui, in casa mia. Troppi ritagli di giornali, foto, indirizzi, tutte cose che anche al più sprovveduto sarebbero apparsi come qualcosa di inquietante. Per altri potevano apparire come collezione di una maniaca, ma per Manfredo indizi che non potevo giustificare in nessun modo. La prima sensazione piacevole, la provai quando venne a prendermi e mi trovò cambiata d'abito.

<<A costo di sembrarti banale e scontato, permettimi di complimentarmi con te. Così vestita, mostri tutta la tua femminilità>>.

Credo di non aver mai passata una serata così. Buongustaio, buon commensale, buon intenditore, ottima scelta di vini. Ascoltandolo mi rendo conto di quanta vasta sia la sua cultura. Se non sapessi che lavoro fa, potrei attribuirgli qualcosa di più consono alle sue qualità, non solo quelle umaniste! Dopo quella occasione, i nostri incontri, le nostre serate erano diventati sempre più frequenti ed era già da un anno che la nostra storia andava avanti, quando Manfredo, in occasione di una cena, si era presentato vestito elegantemente e con un mazzo di rose. Per istinto avevo sentito che qualcosa di importante stava per accadere, qualcosa che desideravo ma, allo stesso tempo, temevo.

<<Spero di non cadere nella retorica, come nel più classico dei corteggiamenti, ma vorresti venire a vivere con me?>>

Con il cuore in tumulto e le tempie che pulsavano violentemente, mi sentivo risucchiata in una spirale di sentimenti contrastanti tra di loro: dividere la mia vita con lui, avrebbe significato rinunciare definitivamente alla mia missione. Era ciò che volevo veramente? L'istinto di donna innamorata mi portava a desiderare ardentemente di pensare a cambiare la mia vita ed a star bene con me stessa. Restai a dormire da lui ed al mattino, quando lui, dopo avermi portato il caffè a letto, mi salutò per andare al lavoro, telefonai in ufficio per informarli che mi sarei presa un giorno libero. Volevo provare quali sensazioni mi poteva dare vivere in quella casa ed entrare di più nella sua intimità, appartenere a qualcuno. Mentre tutti questi pensieri affollavano la mia mente, il mio cuore aveva già deciso.

Lasciai un biglietto: "Preparati ad una invasione nella tua vita da scapolone".

Ma sarà veramente l'epilogo di Laura K?