CASTELLI E PALAZZI: AMELIA II° parte

PALAZZO PETRIGNANI
STORIA - è la nobile residenza della famiglia Petrignani, ampliato e restaurato alla fine del '500 dall'architetto pontificio Ottaviano Mascarino. I lavori di costruzione dovevano terminare nel 1592, quando Bartolomeo Petrignani fece giungere ad Amelia i fratelli Alberti di Sansepolcro per decorare le sale che dovettero declinare l'invito, pertanto il proprietario dovette ricorrere ad artisti legati ad una tardiva maniera di matrice romano-umbra, fortemente influenzati dal Maestro Livio Agresti da Forlì. Le volte delle stanze vennero ultimate in due fasi tra la fine del '500 e inizi del '600
STRUTTURA - il portale è tipico dello stile dell'architetto Mascarino, con una zona nascosta del cornicione che reca scolpiti simboli araldici con le insegne della famiglia e di altre casate loro parenti. Un'iscrizione su una targa di pietra muraria posta all'ingresso del piano nobile ricorda il matrimonio di Bartolomeo Petrignani con Teodorina Cansacchi. Le sale interne si dividono in cappella e anticappella con scene a tema del matrimonio, la prima incompiuta, mancante dell'altare, presenta una decorazione stravagante e sofisticata sulla Creazione di Eva; il salone dello zodiaco, molto ampio, dedicato alle cerimonie, ha decorazioni che riguardano figure grottesche e stemmi dei pontefici. Alle attività contadine, dalle quali la famiglia Petrignani traeva le proprie rendite, è dedicato il ciclo dei mesi nelle lunette e i medaglioni con i quattro elementi. Nei sopra porta troviamo le piantina delle città di Firenze, Roma, Bologna e Milano. La sala di Costantino e Massenzio è l'anticamera del Salone vi si conserva, nel quadro centrale, la vittoria dell'imperatore Costantino della Roma cristiana contro la Roma pagana, altri riferimenti si trovano negli stemmi angolari e nelle vedute di Costantinopoli e Praga. La Sala dell'Albornoz è l'ultima sala alla quale lavorò l'officina amerina e deve il suo nome al riquadro centrale che celebra la riconquista di Amelia da parte del Cardinale Egidio Albornoz. La sua complessa decorazione è un tripudio di grottesche con inseriti episodi mitologici e immagine allegoriche. La Sala di Eraclio da il via alla seconda fase decorativa del palazzo per opera della bottega dell'artista sabino Marzio Ganassini. Vi troviamo rappresentata la vittoria dell'imperatore bizantino sotto le mura di Ninive; la rappresentazione dell'Annunciazione su una parete della sala indica l'uso privato della stessa, destinata a camera o anticamera. La Sala dei Somaschi reca al centro la rappresentazione della fondazione ad Amelia del collegio di S. Angelo dei Somaschi nel 1601. La Sala di Strigonia è un piccolo camerino probabilmente destinato a piccola armeria decorata con panoplie e cannoni, oltre alle figure di Atena e Venere armata. Nel riquadro centrale è raffigurato l'assedio di Strigonia del 1595 con la vittoria degli eserciti imperiale e papale sui Turchi.


Porte urbane
STRUTTURA - La porta centrale è detta Porta Romana è la più maestosa e la più recente, è del XVI sec. e reca sulla sommità una dedica votiva alla Madonna che salvò la città dal terremoto del 1703. E' sormontata da una caditoia rinascimentale in mattoni. Esternamente ha un ponte modificato negli anni '50 del secolo scorso per adattarlo alle nuove esigenze del traffico moderno. Si può ancora vedere sui cardini la porta lignea, mentre nel cielo voltato a botte vediamo l'affresco con l'arme della città: A.P.C.A. in banda bianco argento su sfondo azzurro cioè "Antiani Populi Civitatis Amerie" ovvero "Gli anziani del popolo della città di Amelia", che era l'organismo elettivo più importante del libero Comune dal tempo degli Statuti del XIV sec.


TORRE CIVICA
STORIA - E' il simbolo della città. Risale all'epoca comunale quindi inizi dell'anno 1000 nella parte bassa e al '200 per la parte più alta, mentre la parte finale in mattoni è del '700. Sono stati riutilizzati pezzi di precedenti costruzioni romane e dell'alto medioevo, casualmente inseriti nella torre. Leggenda vuole che dalla base si accedesse a delle vie sotterranee che conducevano fuori dalle mura ma nessuna traccia ne è stata rinvenuta.
STRUTTURA - Di forma dodecagonale presenta una base più ampia costituita da massi molto voluminosi con una meridiana, una treccia bizantina, un fregio romano, un'iscrizione del '600, parte dei sarcofagi romani con scene funebri o di gladiatori in lotta tra loro. La seconda parte presenta dei conci più piccoli che danno origine ad una tripla cornice a dente e al primo ordine di trifore cieche e poi ad un secondo ordine e infine sopra un'altra cornice di coronamento un ordine di riquadri ciechi alternati alle arcate in mattoni sulle quali sono posizionate le quattro campane: la campana maggiore sud, la mezzana, quella del Capitolo e quella dei rinterzi. Dall'ingresso al piano terra si accede, tramite una scala, ai tre piani superiori, di cui l'ultimo con le campane è scoperto e spazia sul paesaggio circostante e controlla le quattro porte di accesso alla città.
OGGI - Oggi le quattro campane sono utilizzate solo per scopi religiosi ma un tempo servivano anche ad uso civico per esempio per convocare il Consiglio Comunale.