AMELIA

01.10.2024

AMELIA

Si trova in Umbria ed esattamente in provincia di Terni, al confine con il Lazio e da il nome al comprensorio dell'Amerino, che comprende anche i Monti Amerini e la Valle del Tevere.

STORIA

Un fenomeno al quale ovviamente venne attribuito un significato divino. Sia nel periodo umbro che in quello romano è sempre stata una città di confine, ne sono testimonianza le mura poligonali che sono il monumento più importante, il centro storico, le chiese, i resti dei mosaici, le terme. Il borgo ha goduto di un periodo molto fiorente sotto i Romani, tanto da diventare una delle città umbre più importanti e lo status di Municipio, in qualità di alleata dell'Urbe. Di questa epoca è la statua bronzea di Germanico Giulio Cesare, una delle poche rimaste al mondo e unica nel suo genere, alta oltre 2 metri, che si trova nel Museo archeologico della città, insieme ad altri reparti di epoca romana e pre-romana rinvenuti nelle tombe site lungo la via Amerina e nelle numerose ville rustiche. Di epoca romana anche la cisterna nella piazza Matteotti, i resti del teatro, delle terme e delle domus tra le quali quella di Palazzo Venturelli con mosaici di epoca Adrianea. Alla caduta dell'impero romano d'Occidente, il borgo entrò a far parte del Regno di Odoacre e poi di Teodorico. Nel 548 subì l'assedio e la conquista da parte di Totila, che venne poi sconfitto dopo soli 5 giorni da Belisario durante la guerra gotica contro Narsete. Nel 568, con la conquista da parte dei Longobardi, Amelia si trovò in mezzo alla contesa tra il Ducato di Spoleto, di parte longobarda, e l'Impero Bizantino dato che la via Amerina era rimasta la sola via di collegamento principale del Corridoio Bizantino, unico percorso che collegava Roma e Ravenna, ovvero la sede del potere spirituale e la sede del governo bizantino in Italia. Nel 579 venne occupata da Faroaldo I Duca di Spoleto, nel 591 dal suo successore Ariulfo. Nel 592 venne liberata da Romano esarca di Ravenna ma Ariulfo se la riprese poco dopo. Tornò sotto i Bizantini grazie ad un accordo stipulato con Papa Gregorio Magno, al quale seguì un periodo di stabilità che si interruppe nel 739 quando il re longobardo Liutprando la occupò. Nel 742 tornò sotto il controllo di Roma a seguito di un accordo con Papa Zaccaria. Non si conosce la data di quando Amelia sia diventato Comune però è certo che partecipò nel 1065 alla guerra contro Perugia, Orvieto e Gubbio, al fianco di Todi e Foligno quindi si presume che in quell'epoca lo fosse. Il governo della città era retto da due o quattro Consoli eletti tra gli uomini più rappresentativi. Nel 1208 si sottomise a Todi, nel 1240 venne saccheggiata da Federico II nella guerra tra Papato e Impero, seguì l'inizio della decadenza oltre al coinvolgimento nelle guerre tra Guelfi e Ghibellini. Durante Medioevo e Rinascimento, Amelia formò insieme a Terni e Todi la triade ghibellina umbra in contrapposizione a quella guelfa costituita da Spoleto e Narni. Intorno alla metà del XIV Amelia venne riconquistata dal Cardinale Egidio di Albornoz, che riuscì a togliere diversi gravosi oneri che la città aveva contratto nei confronti di Todi e operò ritocchi alla Riformanze conservate nell'Archivio Storico Comunale insieme agli altri codici e agli Statuti, esempi di arte legislativa che dimostrano quanto fosse funzionale l'ordinamento comunale. 

DA VEDERE

NEI DINTORNI

PERSONAGGI ILLUSTRI

Tra i personaggi illustri cui la città diede i natali ricordiamo il pittore quattrocentesco Piermatteo d'Amelia formatosi alla scuola del Lippi e il cardinale Alessandro Geraldini, diplomatico presso la corte di Aragona, che favorì il viaggio di Cristoforo Colombo alla scoperta dell'America e fu successivamente nominato primo vescovo d'America.

CURIOSITA'

Nel 1947 ad Amelia venne girato il film "Il Passatore", per la regia di Coletti con Rossano Brazzi, Valentina Cortese, Gino Cervi e l'allora astro nascente Alberto Sordi.

EVENTI


- MAGGIO ORGANISTICO AMERINO ovvero il Festival Internazionale

d'Organo e musica antica, ideato nel 1975, vi partecipano organisti di fama

internazionale.

- PALIO DEI COLOMBI rievocazione storica in costume e giostra equestre tra

le cinque contrade cittadine.

- FESTA DI SANTA FERMINA patrona della città

PRODOTTI TIPICI E CUCINA

Sicuramente i prodotti agricoli citati già dagli autori latini come Varrone, Virgilio e Columella per la loro pregiatezza. La produzione di olio è tra le migliori in Italia, per il vino abbiamo la zona doc dell'Amerino. Produzione tipica di Amelia sono i fichi secchi, fin dall'antichità.

CUCINA

Punto forte della cucina amerina è la cacciagione, cucinata in vari modi. Un piatto tipico e il palombaccio alla leccarda cucinato con una salsa  particolare, la leccarda appunto, che si prepara in un tegame di coccio con salvia, rosmarino, aglio schiacciato, sale, pepe, olio, bacche di ginepro, vino bianco, vino rosso, aceto, olive nere e salsa di olive. I palombacci (piccioni) vengono cucinati allo spiedo lasciando cadere il sugo sulla leccarda il quale, mescolato alla salsa, viene poi spalmato costantemente sulla carne e poi su crostini di pane abbrustoliti.

L'antico nome della città era Ameria, secondo la mitologia fondata da Re Ameroe ed ha origini antichissime, uno dei primi centri italici, citata da Plinio nel Libro III nella Naturalis historia, che afferma che la città venne restaurata 963 anni prima della guerra tra Romani contro Perseo, Re di Macedonia, quindi nel 1134 a.C. Ne sarebbero testimonianze i reperti rinvenuti presso il Complesso Boccarini negli anni '90 del secolo scorso, databili all'XI sec. a.C. Le mura megalitiche risalirebbero al VII/VI secolo a.C., visibili per unpiccolo tratto nella parte alta della città, che unitamente a quelle romane e medievali circondano quasi tutto il borgo per circa 2 km. Secondo Catone il Censore la prima comunità si stanziò intorno al 1134 a.C., quattro secoli prima della fondazione di Roma. Data la posizione della città e la potenza dei popoli vicini, primi fra tutti gli Etruschi, si resero necessarie opere di fortificazione, quali le mura poligonali. (VI – IV sec. a.C.) formate da enormi blocchi di pietra connessi tra loro senza malta cementizia con incredibile maestria, che avevano lo scopo di difesa dell'accesso all'acropoli. Altre testimonianze risalgono all'epoca umbra. Insieme a Todi, sarebbe stata protagonista di un evento prodigioso avvenuto ai tempi del terzo consolato di Mario nel 103 a.C., come riportato da Plinio: gli abitanti delle due città avrebbero visto armi nel cielo scontrarsi tra di loro, provenienti da Oriente e Occidente, con la sconfitta di quest'ultime. 

Tra la fine del XIV e l'inizio del XV secolo Amelia venne colpita da un periodo di grave carestia, i cui effetti furono aggravati dai tributi imposti da Roma. L'11 novembre 1417 fu eletto Papa Martino V il quale, avendo frequentato Amelia, confermò i privilegi della città. Nel 1426 San Bernardino da Siena vi predicò contro la bestemmia e l'usura e nel 1476, Papa Sisto IV, allontanandosi da Roma dove infieriva la peste, fu ospitato ad Amelia dalla famiglia Geraldini. Il Rinascimento ad Amelia fu un periodo di grande magnificenza. La città venne abbellita con palazzi signorili, alcuni prelati e personaggi di rilievo occuparono posizioni di potere nella Curia romana come Hippolito e Cesare Nacci, quest'ultimo vice legato papale, ma sono soprattutto le vicende dei Geraldini, una delle famiglie più rappresentative dell'Amelia quattro-cinquecentesca, che ci offrono uno spaccato ideale per comprendere il clima culturale e politico dell'Italia e dell'Europa nell'età rinascimentale. Si sa che la fortuna della famiglia deriva dalle relazioni di Amelia con Roma e con gli Aragonesi, che permisero il loro inserimento nella magistratura e nella diplomazia e insieme offrirono l'opportunità di stringere relazioni fruttuose con potenti famiglie, fra cui i Colonna e i Borgia. Sembra che Alessandro Geraldini, al servizio della corte di Spagna e confessore della Regina Isabella, intercedette affinché Cristoforo Colombo ottenesse le tre caravelle per intraprendere il fatidico viaggio. Egli fu in seguito nominato primo Vescovo residenziale nel Nuovo Mondo, in Santo Domingo, dove morì l'8 marzo del 1524. Agli inizi del '500 si arricchì di palazzi e opere d'arte, facendo di Amelia la testimone di un nuovo tipo di decorazione di interni incentrata sull'utilizzo del fregio dipinto continuo, dando probabilmente vita ad una vera e propria "scuola amerina" con committenze ed artisti cittadini e delle città vicine. Nel 1599 viene ospitato ad Amelia a Palazzo Cansacchi il Cardinale Federico Borromeo. Nei secoli successivi, fino al Risorgimento, la storia di Amelia si identifica con quella dello Stato della Chiesa. In epoca rinascimentale, durante i moti del 1848-49 volontari amerini parteciparono alla difesa di Vicenza, alla Repubblica Romana e nel 1859 ai moti insurrezionali, era il 21 settembre 1860 le truppe piemontesi del generale Brignone entrarono nella città. Il nuovo governo monarchico procedette, anche in Amelia, all'espropriazione di innumerevoli beni della Chiesa. Agli inizi del secolo, l'incremento dell'agricoltura e la nascita della prima industria locale, non impedirono le emigrazioni, soprattutto verso gli Stati Uniti e l'Argentina. La luce elettrica arrivò in Amelia nel 1911 a sostituire la pubblica illuminazione a petrolio. Durante la Seconda Guerra Mondiale Amelia ricorda subì un tragico bombardamento alleato il 25 gennaio 1944, durante il quale, per errore, invece del ponte Grande fu colpita la chiesa di S. Elisabetta (oggi Santa Lucia) e l'annessa scuola elementare femminile.